SABATO 21 MAGGIO
Con Marco Scatarzi e Maurizio Rossi parleremo di Europa
Ore 17 conferenza e a seguire aperitivo a prezzi popolari
SANTA CROCE SULL'ARNO (PI), CORSO MAZZINI 36
Il 21 maggio 2013 , con un gesto che sconvolse la Francia, l’Europa e il mondo, Dominique Venner si tolse la vita sparandosi sull’altare della Cattedrale di Notre Dame.
Il suo gesto, può essere paragonato a quello di Yukio Mishima, che voleva restituire al Giappone il suo vero volto, contro l’occidentalizzazione che lo stava sgretolando.
Giovanissimo volontario dell’esercito francese e paracadutista nella guerra d’Algeria, militante della Jeune Nation, ispiratore della Nouvelle Droite e maestro di Alain de Benoist, Venner fu storico premiato dall’Accademia di Francia per i suoi studi, ispirati ai valori tradizionali e identitari.
Prendendo spunto dalla sua figura di intellettuale e di storico, metteremo in evidenza la nostra visione di Europa, che va oltre ai dettami burocratici e monetari di Bruxelles.
Parleremo di questo e molto altro.
Pubblichiamo qui la sua ultima lettera:
“Sono sano di spirito e di corpo e sono innamorato di mia moglie e dei miei figli. Amo la vita e non attendo nulla oltre di essa, se non il perpetrarsi della mia razza e del mio spirito. Cionondimeno, al crepuscolo di questa vita, di fronte agli immensi pericoli per la mia patria francese ed europea, sento il dovere di agire finché ne ho la forza; ritengo necessario sacrificarmi per rompere la letargia che ci sopraffà.
Offro quel che rimane della mia vita con un intento di protesta e di fondazione. Scelgo un luogo altamente simbolico, la cattedrale di Notre Dame de Paris che rispetto ed ammiro, che fu edificata dal genio dei miei antenati su dei luoghi di culto più antichi che richiamano le nostre origini immemoriali.
Mentre tanti uomini si fanno schiavi della loro vita, il mio gesto incarna un’etica della volontà. Mi do la morte per risvegliare le coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell’anima e contro gli invasivi desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari e in particolare la famiglia, nucleo intimo della nostra civiltà millenaria. Così come difendo l’identità di tutti i popoli presso di loro, mi ribello al contempo contro il crimine che mira al rimpiazzo delle nostre popolazioni.
Essendo impossibile liberare il discorso dominante dalle sue ambiguità tossiche, spetta agli Europei trarre le conseguenze.
Non possedendo noi una religione identitaria alla quale ancorarci, abbiamo in condivisione, fin da Omero, una nostra propria memoria, deposito di tutti i valori sui quali rifondare la nostra futura rinascita in rottura con la metafisica dell’illimitato, sorgente nefasta di tutte le derive moderne.
Domando anticipatamente perdono a tutti coloro che la mia morte farà soffrire, innanzitutto a mia moglie, ai miei figli e ai miei nipoti, così come ai miei amici fedeli.
Ma, una volta svanito lo choc del dolore, non dubito che gli uni e gli altri comprenderanno il senso del mio gesto e che trascenderanno la loro pena nella fierezza.
Spero che si organizzino per durare. Troveranno nei miei scritti recenti la prefigurazione e la spiegazione del mio gesto”.
Dominique Venner