Chi siamo





CHI SIAMO 

RONIN PISA, nata in seno al progetto del "centro sociale di destra" Casaggì Firenze, attivo dal 2005 nel capoluogo toscano, è una Comunità militante libera e identitaria, che si pone l'obiettivo di creare, sul territorio, un avamposto culturale e politico che possa produrre manifestazioni, cortei, dibattiti, eventi, volontariato, corsi di sport e gruppi di studio con autonomia e trasversalità rispetto alle strutture di partito. Nella nostra Comunità, oltre a respirare l'aria pulita del cameratismo e dell'impegno disinteressato, potrai trovare uno spazio quotidiano di approfondimento e di attivismo volto alla formazione di una coscienza critica e pensante. 

RONIN PISA ha lo scopo di creare una rete di individualità unite secondo norma gerarchica e pratica organica, che collaborino e si completino al fine di realizzare un progetto fatto di metapolitica, partecipazione sociale e cultura, senza cadere in squallidi personalismi. Un progetto concreto e impegnato che non si rinchiuda nei labirinti dell'immobilismo e dell'autoreferenzialità, ma che sia saldo nelle radici e aperto negli obiettivi, fermo al centro e flessibile nella circonferenza.

RONIN PISA si batte per il primato della politica sull'economia, dell'uomo sull'automa, dello spirito sulla materia, della natura sull'artificio, della vita sulla morte, della libertà sull'oppressione, della giustizia sociale sulle oligarchie, della Comunità sull'agglomerato collettivo, della gerarchia sull'assenza di regole, della disciplina sulla superficialità, della fedeltà sul tradimento, della solidarietà sul menefreghismo, del diritto alla proprietà della casa e al lavoro garantito sulla speculazione edilizia e l'usura bancaria, del donarsi sul richiedere, dell'etica sul profitto, della Patria sull'internazionalismo, dell'Identità sulla massificazione, dell'anticonformismo sul pensiero unico, dell'autodeterminazione sull'imperialismo culturale, dello spirito critico sui modelli imposti al gregge, del coraggio sulla viltà, della militanza di strada sul marketing, della Tradizione sul modernismo, dell'Europa dei popoli e delle Patrie sulla Comunità Europea delle banche e dei dazi, dello Stato e della Polis sul mercato, dell'esempio sull'apparenza, del cuore sul portafogli, dell'essere sul sembrare, della lotta sul disimpegno. 
PERCHE’ RONIN 

Nel Giappone feudale il RONIN era il “samurai senza padrone”. Un guerriero, dunque, che aspirava a mantenere l’elevazione e l’abnegazione della propria casta, ma senza doverne rendere necessariamente di conto e nessuno. Spesso considerato “pericoloso”, il RONIN era un ribelle, molto spesso aldilà del comune senso morale della massa. Il RONIN non serviva qualcuno, ma una causa. 

Era un uomo libero, che continuava a coltivare la via della spada e la rettificazione di se stesso, l’eroismo e l’accettazione di una condizione che affondava le radici nell’etica del Bushido e nell’etichetta dell’Hagakure. 

Il RONIN può servire il popolo e può scegliere di riconquistare il proprio onore riprendendosi ciò che gli spetta, come accadde ai 47 RONIN paziente e operosa attesa, per poi compiere il rito del seppuku e passare alla storia. 

Ci piace questa libertà guerriera, questa scelta controcorrente, questa introspezione, questa tensione perenne verso l’alto e oltre se stessi, questa volontà di riscatto e di conquista, questo sforzo atavico verso l’infinito, verso lo spirito, verso la morte dell’ego. 

Ci riconosciamo in questa scelta di indipendenza, spesso obbligata o frutto di delusioni pregresse e incidenti di percorso: la nostra azione politica è libera, senza padrini, senza padroni, senza sponsor, senza capobastioni; ma anche senza paura. 

Ci riconosciamo nelle gesta eroiche di chi, pazientemente, attese il momento opportuno per riprendersi tutto, sacrificando quanto di più caro per un fine più alto e più nobile. Con la tenacia e il coraggio di chi ha sconfitto sé stesso e si appresta ad andare oltre. 

PERCHE’ IL 9 NOVEMBRE… 

Abbiamo scelto di lanciare RONIN nella ricorrenza del 9 novembre, anniversario della caduta del muro di Berlino, perché in quella data riconosciamo il valore storico della fine dell’inferno comunista che per decenni ha tenuto sotto pressione mezza Europa, sezionandola e umiliandola con chilometri di filo spinato e di cemento. Ma quella del 9 novembre, per noi, è una vittoria a metà. Sono ancora tanti, infatti, i muri che devono cadere. 

Sono ancora tanti i 9 novembre che ci separano dalla libertà, quella che riconosciamo nella costruzione di un’Europa unita, sovrana e armata. Un’Europa indipendente, con un proprio esercito, con delle tradizioni condivise e delle radici comuni, con una direzione chiara, con la precisa volontà di svincolarsi dalla lunga mano del potere americano e occidentalista. Un’Europa dei popoli, delle Patrie, delle differenze. Un’Europa sociale, che sappia abbattere i muri della tecnofinanza, del signoraggio della moneta, dei diktat economici, dell’egemonia bancaria e speculativa, della società multietnica, della globalizzazione selvaggia e del liberismo sfrenato. 

Quei muri sono lì, e dobbiamo avere il coraggio di abbatterli, iniziando da quelli che abbiamo eretto dentro di noi.

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