Intervista di Randy Ichinose (Eco Tricolore) a Marco Scatarzi di Casaggì Firenze
1) Randy: Casaggì. Molto in generale come nasce e quale è la storia del centro sociale?
Marco: Casaggì nasce nel gennaio del 2005 a Firenze per volontà della comunità militante di Azione Giovani.
La volontà era quella di creare uno spazio libero, un “centro sociale di destra”, che potesse offrire un modello aggregativo che – partendo da una visione del mondo identitaria – fosse in grado di essere un punto di riferimento politico, solidaristico e culturale.
E’ stato un percorso difficile, ma anche bellissimo: in pochi anni si sono avvicinati al progetto centinaia di giovani, per quello che effettivamente ha rappresentato un unicum nella storia della “destra” fiorentina.
Finalmente si respirava aria nuova, si utilizzava un linguaggio diverso, una grafica accattivante; si organizzavano iniziative fuori dagli schemi, che fino ad allora erano state appannaggio della sinistra antagonista; si tornava in piazza con cortei tricolori oceanici, si riempivano le pagine dei giornali, si conquistava la Consulta studentesca con percentuali bulgare, si eleggevano consiglieri comunali a suon di preferenze e si metteva in piedi un circuito culturale, militante e politico in grado di sostenersi da solo: libero da pelose supervisioni, da imposizioni partitiche, da diktat ideologici o correntizi. Un percorso di emancipazione ed autodeterminazione dal basso compiuto tra mille difficoltà e in un territorio difficilissimo.
Un’esperienza che ha resistito a tutti i tracolli politici della destra italiana, restando sempre in prima linea. Casaggì ora conta un decennio di lotte: ha una propria sede, costruita con le proprie mani ed autofinanziata quotidianamente, ha dei propri riferimenti politici nelle Istituzioni locali, ha un nucleo militante compatto e ormai strutturato in tutta la Toscana, continua a sfornare attività di vario genere con cadenza settimanale e senza sosta.
La volontà era quella di creare uno spazio libero, un “centro sociale di destra”, che potesse offrire un modello aggregativo che – partendo da una visione del mondo identitaria – fosse in grado di essere un punto di riferimento politico, solidaristico e culturale.
E’ stato un percorso difficile, ma anche bellissimo: in pochi anni si sono avvicinati al progetto centinaia di giovani, per quello che effettivamente ha rappresentato un unicum nella storia della “destra” fiorentina.
Finalmente si respirava aria nuova, si utilizzava un linguaggio diverso, una grafica accattivante; si organizzavano iniziative fuori dagli schemi, che fino ad allora erano state appannaggio della sinistra antagonista; si tornava in piazza con cortei tricolori oceanici, si riempivano le pagine dei giornali, si conquistava la Consulta studentesca con percentuali bulgare, si eleggevano consiglieri comunali a suon di preferenze e si metteva in piedi un circuito culturale, militante e politico in grado di sostenersi da solo: libero da pelose supervisioni, da imposizioni partitiche, da diktat ideologici o correntizi. Un percorso di emancipazione ed autodeterminazione dal basso compiuto tra mille difficoltà e in un territorio difficilissimo.
Un’esperienza che ha resistito a tutti i tracolli politici della destra italiana, restando sempre in prima linea. Casaggì ora conta un decennio di lotte: ha una propria sede, costruita con le proprie mani ed autofinanziata quotidianamente, ha dei propri riferimenti politici nelle Istituzioni locali, ha un nucleo militante compatto e ormai strutturato in tutta la Toscana, continua a sfornare attività di vario genere con cadenza settimanale e senza sosta.
2) R: Quali le vostre battaglie principali e le vostre attività?
M: Facciamo nostre tutte le battaglie che risultano inquadrabili in una prospettiva identitaria, sociale e comunitaria. Abbiamo una visione del mondo profonda, che può declinarsi in ogni ambito.
Svolgiamo un buon numero di attività militanti, in modo particolare nelle scuole superiori, che da sempre riteniamo un terreno fertile per la diffusione di idee.
Siamo molto attività anche sul territorio cittadino, con volantinaggi e iniziative nei quartieri. Nel nostro spazio organizziamo conferenze, cene sociali, concerti, cineforum, gruppi di studio, assemblee ed eventi.
Nei nostri locali ospitiamo una libreria (Sherwood), un pub (Bogside), un progetto musicale (Gene ZeroZero), un laboratorio di cinema e arte, una scuola di formazione e uno “sportello di aiuto del cittadino” con l’aiuto di avvocati e commercialisti. La giustizia sociale è una delle nostre priorità e i nostri referenti nelle Istituzioni hanno un continuo dialogo con quelle fasce sociali che subiscono in modo irreparabile i nefasti effetti della crisi: l’emergenza abitativa, il carovita e l’accesso ai servizi sono solo alcune delle tante battaglie che portiamo avanti.
Ci interessa la tutela del lavoro sano, quello di molte piccole imprese italiane che custodiscono pratiche di mestiere che rientrano nel patrimonio identitario delle nostre terre, ormai minacciate da un’economia globale che macina profitti e produce delocalizzazioni, che omologa, che spersonalizza, che livella, che uccide.
Ci affascina un approccio equilibrato all’ambiente, dove il rapporto con il cosmos viene prima delle necessità produttive dell’uomo e dei suoi bisogni, spesso indotti da un mercato a caccia di nuovi consumatori, di crescite forzate, di corse verso il nulla. Vorremmo un modello sociale fondato sul concetto di Comunità, aperto alla pratica del dono, consapevole delle proprie radici e delle proprie origini. Ci schieriamo a difesa della natura, dell’identità di genere, della famiglia tradizionale.
Vogliamo difendere ad ogni costo la sovranità della Nazione, la proprietà della moneta, il futuro etnico di un Popolo e di una Patria che subisce quotidianamente un’invasione migratoria programmata dai poteri forti al fine di sradicarne i connotati.
Svolgiamo un buon numero di attività militanti, in modo particolare nelle scuole superiori, che da sempre riteniamo un terreno fertile per la diffusione di idee.
Siamo molto attività anche sul territorio cittadino, con volantinaggi e iniziative nei quartieri. Nel nostro spazio organizziamo conferenze, cene sociali, concerti, cineforum, gruppi di studio, assemblee ed eventi.
Nei nostri locali ospitiamo una libreria (Sherwood), un pub (Bogside), un progetto musicale (Gene ZeroZero), un laboratorio di cinema e arte, una scuola di formazione e uno “sportello di aiuto del cittadino” con l’aiuto di avvocati e commercialisti. La giustizia sociale è una delle nostre priorità e i nostri referenti nelle Istituzioni hanno un continuo dialogo con quelle fasce sociali che subiscono in modo irreparabile i nefasti effetti della crisi: l’emergenza abitativa, il carovita e l’accesso ai servizi sono solo alcune delle tante battaglie che portiamo avanti.
Ci interessa la tutela del lavoro sano, quello di molte piccole imprese italiane che custodiscono pratiche di mestiere che rientrano nel patrimonio identitario delle nostre terre, ormai minacciate da un’economia globale che macina profitti e produce delocalizzazioni, che omologa, che spersonalizza, che livella, che uccide.
Ci affascina un approccio equilibrato all’ambiente, dove il rapporto con il cosmos viene prima delle necessità produttive dell’uomo e dei suoi bisogni, spesso indotti da un mercato a caccia di nuovi consumatori, di crescite forzate, di corse verso il nulla. Vorremmo un modello sociale fondato sul concetto di Comunità, aperto alla pratica del dono, consapevole delle proprie radici e delle proprie origini. Ci schieriamo a difesa della natura, dell’identità di genere, della famiglia tradizionale.
Vogliamo difendere ad ogni costo la sovranità della Nazione, la proprietà della moneta, il futuro etnico di un Popolo e di una Patria che subisce quotidianamente un’invasione migratoria programmata dai poteri forti al fine di sradicarne i connotati.
3) R: Firenze, la città che ha avuto Sindaco Renzi e ora Nardella, ma in generale una roccaforte rossa dell’Italia. Come commentare l’attuale situazione della città?
M: Firenze è una città magnifica, che viene gestita in modo pessimo.
La gestione Renzi-Nardella ha fatto di Firenze un porto franco per la speculazione immobiliare e per le grandi holding interessate al turismo di massa: le multinazionali hanno balcanizzato tutto quello che poteva rappresentare una fonte di profitto, relegando i fiorentini a dei prestatori di manodopera impossibilitati a godere dell’usufrutto.
E’ una città che sta perdendo repentinamente i propri connotati storici e culturali. Ciò che Renzi ha fatto su scala nazionale, cioè la liquidazione e la svendita del Paese, è stato prima realizzato a Firenze: è un modus operandi preciso, che risponde a logiche stabilite e costanti.
A ciò si aggiunge il devastante buonismo che affligge le maggioranze fiorentine e toscane, quelle che lucrano sul business dell’accoglienza e piangono lacrime di coccodrillo per tutti, salvo lasciare uno dei centri storici più importanti del mondo nelle mani dell’abusivismo, della delinquenza e dell’immigrazione clandestina.
Quello di questi anni è stato un attacco duplice alla città: dall’alto per mezzo dei grandi investimenti economici, tutti rigorosamente stranieri, dal basso attraverso il lassismo e il permissivismo più estremi, con derive criminali e delinquenziali che colpiscono i fiorentini.
La gestione Renzi-Nardella ha fatto di Firenze un porto franco per la speculazione immobiliare e per le grandi holding interessate al turismo di massa: le multinazionali hanno balcanizzato tutto quello che poteva rappresentare una fonte di profitto, relegando i fiorentini a dei prestatori di manodopera impossibilitati a godere dell’usufrutto.
E’ una città che sta perdendo repentinamente i propri connotati storici e culturali. Ciò che Renzi ha fatto su scala nazionale, cioè la liquidazione e la svendita del Paese, è stato prima realizzato a Firenze: è un modus operandi preciso, che risponde a logiche stabilite e costanti.
A ciò si aggiunge il devastante buonismo che affligge le maggioranze fiorentine e toscane, quelle che lucrano sul business dell’accoglienza e piangono lacrime di coccodrillo per tutti, salvo lasciare uno dei centri storici più importanti del mondo nelle mani dell’abusivismo, della delinquenza e dell’immigrazione clandestina.
Quello di questi anni è stato un attacco duplice alla città: dall’alto per mezzo dei grandi investimenti economici, tutti rigorosamente stranieri, dal basso attraverso il lassismo e il permissivismo più estremi, con derive criminali e delinquenziali che colpiscono i fiorentini.
4) R: Il vostro sbarco in Valdisieve è stato criticato, come c’era da aspettarsi, dall’Anpi e in generale, dalla sinistra. Che dire quindi dell’antagonismo presente in Toscana?
M: Esiste una galassia dell’estremismo rosso che non è corretto definire “antagonista”.
“Antagonista” è chi è alternativo ad un sistema di potere, non chi – da quel sistema – ha ottenuto spazi, finanziamenti ed agibilità politica per anni. Molti di loro credono di essere i depositari della verità e della democrazia (che non praticano in alcun modo) arrogandosi il diritto di decidere (o di illudersi di poterlo fare) chi deve parlare e chi deve tacere. Si muovono in uno spazio d’azione che non ha contorni politici, ma psichiatrici. Con loro non si devono mai adottare i metodi del rancore, ma quelli della compassione.
“Antagonista” è chi è alternativo ad un sistema di potere, non chi – da quel sistema – ha ottenuto spazi, finanziamenti ed agibilità politica per anni. Molti di loro credono di essere i depositari della verità e della democrazia (che non praticano in alcun modo) arrogandosi il diritto di decidere (o di illudersi di poterlo fare) chi deve parlare e chi deve tacere. Si muovono in uno spazio d’azione che non ha contorni politici, ma psichiatrici. Con loro non si devono mai adottare i metodi del rancore, ma quelli della compassione.
5) R: Previsto in questi giorni uno sciopero per la sicurezza sui treni. I crimini sono in rapida salite, come non ricordare lo stupro sulla tratta di Pisa o i due capotreni aggrediti di recente. Come commentate?
M: E’ il risultato di un sistema politico che ha fatto del buonismo la propria bandiera.
La Toscana, quando era in vigore la legge Bossi-Fini, si era rifiutata di costruire i “centri di identificazione ed espulsione”, perché “siamo tutti figli del mondo”.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. A fare i controlli su quei treni, dove le “risorse” che la Boldrini vorrebbe importare nel nostro paese per “mantenere il nostro welfare” stuprano e aggrediscono, dovrebbero andarci quei consiglieri regionali che si rifiutarono di costruire il CIE.
La Toscana, quando era in vigore la legge Bossi-Fini, si era rifiutata di costruire i “centri di identificazione ed espulsione”, perché “siamo tutti figli del mondo”.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. A fare i controlli su quei treni, dove le “risorse” che la Boldrini vorrebbe importare nel nostro paese per “mantenere il nostro welfare” stuprano e aggrediscono, dovrebbero andarci quei consiglieri regionali che si rifiutarono di costruire il CIE.
6) R: Per concludere, uale è il vostro rapporto verso altri movimenti della destra italiana? Quali i più vicini a voi?
M: Cerchiamo di operare in sinergia con tutti coloro che condividono la nostra visione del mondo, nel rispetto delle storie, delle specificità e dei percorsi di ognuno.
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