da IL FATTO
Gaffe di Matteo Renzi sull‘Eni. Ieri sera il premier era ospite a Otto e mezzo, su La7. Si parlava di nomine ai vertici delle aziende pubbliche e, in particolare, dei requisiti di onorabilità che il ministro dell’Economia, Padoan, vuole imporre ai loro amministratori. Tentando di dribblare una domanda di Lilli Gruber sulla possibilità che Paolo Scaroni, ad del gruppo energetico, sia riconfermato nonostante la recente condanna in primo grado, il premier si è però fatto scappare una rivelazione ben più compromettente: ha rivelato, in pratica, che il gruppo energetico ha stretti legami con gli uomini dei servizi. Questa, testualmente, la frase incriminata: “L’Eni è oggi un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica di intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi, i servizi segreti“.
Apriti cielo: Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, ora grida allo scandalo e parla di “gaffe inqualificabile e pericolosa“. Che cosa c’è sotto è presto detto: a livello ufficioso è noto che le sedi estere del Cane a sei zampe spesso ospitano anche le nostre “barbe finte”, più o meno mascherate da dipendenti. Un segreto di Pulcinella, forse, ma custodirlo è buona norma e dichiararlo in prima serata non è certo consigliabile. In primo luogo per la sicurezza stessa di chi per l’Eni lavora, magari in Paesi politicamente turbolenti. Ma anche perché, come ha sottolineato Guido Crosetto, coordinatore di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, l’affermazione “potrebbe essere usata da qualunque concorrente, all’estero, per bloccare contratti o gare”. Per non dire del fatto che potrebbe addirittura configurarsi l’ipotesi di rivelazione di segreto di Stato.
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