intervista di Marco Petrelli (Barbadillo)
Centro sociale
(di destra) nato alla metà degli Anni Duemila nel contesto di Azione
Giovani Firenze, Casaggì è una comunità che si sviluppa con una
vocazione territoriale. Poi, l’attenzione si sposta anche all’UniFi che,
da alcuni anni, comincia ad essere nuovo terreno di gioco. E pronta
anche ad aderire al progetto di Gioventù Universitaria, pur con un
sostanziale distinguo rispetto alle altre comunità delle quali vi
abbiamo parlato. La formazione fiorentina considera, infatti, il termine
“destra” come “scorciatoia cognitiva, punto di riferimento
geografico-politico”. Niente di più. E i riferimenti culturali non
lasciano certo dubbi sull’orientamento del gruppo: Pio Filippani
Ronconi, Robert Brasillach, Julius Evola, Jean Thiriart, Adriano
Romualdi, intellettuali che sarebbe quanto meno riduttivo “bollare” con
una generica etichetta politica. Casaggì è una comunità complessa di
ragazzi che, nel corso dell’intervista, accetta di parlare solo come
gruppo, collettività e non come singoli individui.
Casaggì: che cos’è quando nasce e dove opera?
“Casaggì è un
“centro sociale di destra”, uno spazio identitario che opera a Firenze
dal 2005. Nasce all’interno di Azione Giovani e ne rappresenta fin
dall’inizio il progetto metapolitico. Oggi la nostra Comunità è in grado
di offrire corsi di autodifesa, ripetizioni per gli studenti,
assistenza commerciale e legale, formazione culturale, corsi di grafica e
pittura, di cucina e di primo soccorso. Nei nostri locali è presente un
pub (il Bogside), una libreria (Sherwood), un progetto musicale (Gene
ZeroZero), un gruppo femminile (Aleteia), un gruppo di approfondimento
cinematografico (CineCrew), un movimento studentesco (Casaggì Scuole) ed
uno universitario (Casaggì Università). Cerchiamo di operare a tutto
tondo, dal volontariato sociale all’ambientalismo, dalla politica
giovanile a quelle cittadina. Dal 2009 abbiamo un consigliere comunale,
eletto con centinaia di preferenze e riconfermato nel maggio del 2014
con la più alta percentuale di preferenze rispetto ai voti di lista che
si sia mai registrata a Firenze negli ultimi trent’anni. Ci ha premiato
la militanza quotidiana, l’impegno disinteressato di quel centinaio di
attivisti che hanno saputo difendere gli interessi degli ultimi,
costruendo una forte rete di contatti e di solidarietà sul territorio e
pagandosi una sede di tasca propria attraverso le tante attività
condivise. Siamo riusciti, in questi anni, ad ottenere risultati
importanti anche attraverso l’opera istituzionale. Tra le tante ne
rivendichiamo due: abbiamo “cacciato” Equitalia da Firenze facendo
approvare la nostra mozione all’unanimità e abbiamo fatto intitolare una
strada a Bobby Sands, martire irlandese“.
Siete presenti anche all’Università di Firenze?
“Sì, da anni
cerchiamo di occuparci anche di politica universitaria e utilizziamo
l’Ateneo come volano di aggregazione giovanile per propagandare le
nostre iniziative. Abbiamo più volte eletto dei consiglieri, nonostante
le difficoltà fisiche e politiche che presentano le facoltà fiorentine.
Restiamo convinti dell’assoluta necessità di creare una forza
studentesca che non sia l’espressione del perbenismo borghese e della
sciocca contrapposizione ideologica, ma che possa davvero attuare un
contropotere organizzato, disciplinato e auto diretto“.
Vi definite di destra o centro destra?
“Il termine
“destra” è utilizzato come scorciatoia cognitiva, come punto di
riferimento geografico-politico. Quando nacque Casaggì e iniziamo a
prenderci il nostro spazio conquistando la Consulta degli Studenti, un
noto giornale locale fece la prima pagina con un titolo a caratteri
cubitali: “Casaggì: un centro sociale, ma di destra”. Ci piacque e ce lo
tenemmo. Ma l’etichetta, comunque, ci resta stretta: vogliamo essere
altro, vogliamo essere di più“.
Quali sono i vostri riferimenti culturali?
“Ci siamo formati
con i mostri sacri della cultura non allineata: dall’organizzazione del
Cuib di Codreanu alla fascinazione guerriera per il Degrelle di
“Militia”, dall’eresia antiborghese di Berto Ricci all’esempio di
Alessandro Pavolini, dalla dottrina del Fascismo di Giovanni Gentile e
Benito Mussolini alla mistica di Niccolò Giani e Guido Pallotta;
dall’Europa di Adriano Romualdi e Jean Thiriart all’anticapitalismo di
Sombart; dallo spirito futur-ardito al fiumanesimo dannunziano, da Corto
Maltese ai romanzi d’avventura; dal tradizionalismo di Evola, Guenon,
Scaligero, Eliade e De Giorgio alla profondità dei francesi come
Brasillach, Celine e La Rochelle; da Mishima a Tolkien, da Kerouac a
Marinetti; dai pensatori della Rivoluzione Conservatrice tedesca al
peronismo e al Don Chisciotte, dal gabbiano Jonathan Livingston al
Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, fino all’immensità di Ezra
Pound, ma anche quella di Nietzsche, di Cioran, di Jose Antonio Primo
de Rivera e di Junger. Dalla saggezza orientale dei koan zen a quella
dei sufi e del Tao, passando per il Bushido e il Bhagavad Gita. E non
possiamo non citare la filosofia ellenica, la sapienza latina, l’esempio
di Roma e di Sparta, il Sacro romano Impero e i controrivoluzionari di
Vandea, ma anche i nostri Briganti, i Pellerossa e i pirati. Un ruolo
centrale lo giocano i combattenti per la libertà, dai palestinesi
all’Ira, dai monaci tibetani ai karen, dai saharawi alle migliaia di
siriani che stanno difendendo la sovranità della propria Terra:
riferimenti viventi di una cultura che si fa azione. Tra i
contemporanei, viventi e non, non possiamo non citare – tra gli altri –
Alain de Benoist, Massimo Fini, Marcello Veneziani, Pietrangelo
Buttafuoco, Gabriele Adinolfi, Guillaume Faye, Serge Latouche, Zygmunt
Bauman, ma anche Domique Venner, Giano Accame e Pio Filippani Ronconi. E
infine, quello che più conta: l’esempio silenzioso delle migliaia di
soldati, di militanti e di Uomini: dal Carso al Piave, da El Alamein
alla Rsi, da Iwo Jima alle rovine fumanti di Berlino”.
Casaggì è legata a qualche partito?
“Abbiamo portato
avanti dei progetti di collaborazione locale e il nostro consigliere
comunale è stato eletto con la lista di Fratelli d’Italia, ma preferiamo
non entrare in modo integrale in nessun partito politico. Riteniamo i
partiti uno strumento e non un fine. Preferiamo mantenere un’autonomia
di riferimenti culturali e di azione, magari arrancando e facendo una
colletta di più per pagare l’affitto o la stampa di un manifesto ma
senza dover rendere conto a nessuno. Abbiamo capito che, alla lunga, ciò
che conta è la capacità di restare fermi al centro e flessibili nella
circonferenza, aperti al dialogo e alle sintesi, ma senza cedere alle
lusinghe di una poltrona o di una prebenda“.
Come aggregate?
“Aggreghiamo in
ogni modo possibile: con una frenetica attività nelle scuole superiori,
fatta di centinaia di volantinaggi; con una continua opera di
approfondimento culturale attraverso i cicli di conferenze, i cineforum e
le scuole di formazione; con l’azione sociale, militante e politica sul
territorio; con i tanti servizi che offriamo gratuitamente; con le
attività ludiche e ricreative, musicali e sportive; con la ricerca di
una comunicazione grafica e di linguaggio in grado di lanciare messaggi
che siano chiari e accattivanti”.
Avete aderito al progetto di Gioventù Universitaria?
“Stiamo valutando il progetto“.
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