tratto da Barbadillo.it
Non si può escludere, allo stato, la pena di morte al
termine del processo in corso in India per i due marò italiani,
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. L’indiscrezione arriva
da una notizia diffusa dalla stampa indiana ed è stata corroborata da
una mancata smentita di un ministro indiano. Mentre solo nel tardo
pomeriggio il governo ha battuto un colpo, rinnovando l’impegno (finora
disatteso) di riportare a casa i nostri soldati. Di sicuro si pagano
errori commessi dal governo Monti, ma l’esecutivo Letta – nonostante
l’abnegazione commuovente del delegato Staffan de Mistura – finora ha
dato prova di sudditanza e di scarsa incisività nell’affrontare anche
diplomaticamente la controparte indiana.
La polizia indiana Nia starebbe per ricevere il via libera da
parte del ministero dell’Interno per presentare un rapporto sulla
vicenda che coinvolge i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
utilizzando una legge indiana per la repressione della pirateria che
prevede la pena di morte. Lo scrive oggi il quotidiano
Hindustan Times. Il giornale, citando un alto responsabile governativo
che ha chiesto di non essere identificato, sostiene che al riguardo «c’è
accordo» fra i ministri del governo.
Da New Delhi il ministro dell’Interno indiano Shushil Kumar
Shinde ha rimandato la decisione finale di quarantotto-trentasei ore:
“Sapremo tra due o tre giorni”. Da Roma, torna sulla querelle
il governo con una nota del premier Enrico Letta, che insieme al
ministro Emma Bonino, sta brillando per proclami senza raggiungere alcun
risultato: “Il governo italiano è impegnato con la massima
determinazione su questo caso e resterà a fianco dei Marò e delle loro
famiglie fino a che avremo raggiunto l’obiettivo di riportarli in
Italia”.
Si registra infine l’intervento dei parlamentari di Fratelli d’Italia
che chiedono al ministro Bonino di venire ad horas a riferire in aula
sulle ultime notizie che arrivano dall’India.
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