venerdì 28 marzo 2014

L’Uomo “usa e getta” nell’era dell’obsolescenza programmata...

di Guido Rossi (L'Intellettuale Dissidente)

Parlando di oggetti “usa e getta” il primo pensiero va a qualcosa di pratico e di uso immediato, quali magari supporti sanitari (come un banale ago) che per evidenti motivi igienici non vengono utilizzati (si presume) piu’ di una volta. A qualcuno piu’ “vintage” potrebbero pure venire alla mente le ormai storiche macchinette fotografiche che anni fa potevano essere acquistate per cifre ridicole presso qualsivoglia tabaccheria, un facile sostituto per i turisti pigri o distratti che lasciavano a casa le loro “reflex a rullino”, oggi purtroppo quasi estinte. All’alba del XXI secolo si potrebbe credere che la caducità di un oggetto possa essere riferibile soltanto a cose di piccola entità o costo, come ad esempio il cibo, il quale non di meno è diventato ben piu’ “longevo”, venendo sempre piu’ plastificato con conservanti ed altre oscenità chimiche.
In ogni caso è evidente che invece oggi, delle due, tutto si è fatto monouso, con scadenza precedentemente pianificata. CI si sta riferendo in particolare alla “obsolescenza programmata”, un crimine industriale che prevede la manipolazione della vita utile di un prodotto, volta a ridurne drasticamente la temporaneità del suo utilizzo. Un fenomeno, questo, sempre piu’ diffuso tra le maggiori compagnie, prima fra tutte la Apple, che piu’ volte e’ stata citata in giudizio al riguardo, ovviamente senza mai riceve pene di qualsivoglia importanza.
Chiunque avrà notato che oggetti come il computer, il cellulare, il televisore, il lettore mp3 e tutta quella incredibile accozzaglia di prodotti tecnologici presto o tardi comincia a dar problemi spesso di origine ignota. I problemi in questione, evidentemente non dovuti ad incidenti o a manipolazioni esterne (per capirci, nessuno ha lanciato o messo a mollo il cellulare), saranno invece il risultato di coscienziosi programmatori che grazie ai loro “accorgimenti” garantiranno una breve (e voluta) durata ai prodotti sopra citati.
Curiosamente, tutte queste “scadenze”sono spesso facilitate da “aggiornamenti” che appesantiscono i supporti rallentandoli enormemente, ed arriveranno poco dopo un’altra scadenza, quella di garanzia. Verosimilmente si tratterà di un intervento il cui costo sarà praticamente pari al valore di acquisto. Contemporaneamente campagne di marketing apposite non mancheranno di invogliare gli acquirenti verso altri “desideri” ancora piu’ appetibili, seducenti, necessari. L’uomo nel frattempo avrà lasciato spazio ad un’altra creatura, il consumatore, un bipede addomesticato in laboratorio, il quale, circuìto sin dalla nascita, ha difficoltà motorie e cerebrali quando non supportate da congegni tecnologici.
Questi ultimi ovviamente devono essere continuamente sostituiti, giacchè i camici da laboratorio hanno reso l’umanoide consumista assolutamente indipendente dai beni materiali, succube del “like”, vittima delle “selfie”, figlio del cibernetico giudizio. Intanto le compagnie multinazionali ingrassano rifilando a folle materialiste montagne su montagne di materiale scadente rivenduto a caro prezzo, un valore per supportare il quale persone carenti di attenzione vanno spesso a siglare prestiti demoniaci con banche tiranne, perchè l’anima e la salute son ben misera cosa dinanzi allo “status simbol”. La generazione dei bambini nati con l’etichetta.   

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