A Livorno pochi giorni fa 4 paracadutisti sono stati pestati: 30
teppistelli dei centri sociali di sinistra li hanno notati fuori da un
locale e li hanno aggrediti. 30 contro 4. Un gesto vile e vigliacco. I
militari sono stati colpiti alle spalle -senza alcuna possibilità di
difendersi - con l'accusa di essere fascisti. Rieccola la parolina
magica: Fascista!
Un po' di anni fa i professionisti della
democrazia - gli stessi che peró contemporaneamente riuscivano a vedere
nell'URSS e nella Cina "del controllo delle nascite" il Paradiso
Terrestre (sic!) - dicevano che "uccidere un Fascista non è un reato".
Erano dei sicari di una giustizia comunista fai-da-te. Boia al servizio
della monarchia anti-fascista. In nome di questa falsa democrazia
persero la vita ragazzi giovani che amavano l'Italia. Meriterebbero di
essere ricordati tutti quanti, ma ci limitiamo a ricordare il pisano
Vittorio Ferri; ammazzato e linciato quando aveva soltanto 19 anni.
L'odio
profondo nei confronti del nemico è stata una costante nella vita
politica della nostra Nazione -specialmente nelle fila dei militanti
della sinistra extra-parlamentare. Così anche l'aggressione accaduta a
Livorno è significativa per descrivere l'atteggiamento di chi crede di
dover abbattere il "nemico", invece di confrontarsi. L'attacco subìto
dai paracadutisti, oltre ad essere vergognoso e vile, è del tutto e
completamente immotivato; infatti i 4 militari sono stati colpiti
unicamente perchè appartenenti all'esercito. I militari, secondo i
beceri companeros, hanno un'unica grande colpa, quella di rappresentare
lo Stato e difenderlo. Cosa c'è di male? Assolutamente nulla, purtroppo i
soliti professoroni dell'anti-fascismo (sempre giustificati - o meglio
coperti- da politici, giornalisti, intellettuali) hanno fatto
dell'anti-nazionalismo il loro cavallo di battaglia. Così noi ci
esaltiamo davanti al Tricolore e loro lo bruciano. Noi ci commuoviamo di
fronte alla bellezza dell'Italia e loro invece si vergognano delle loro
radici e della loro appartenenza. In questo senso l'aggressione vile
nei confronti dei militari deve essere letta come un attacco a tutti noi
che l'Italia l'amiamo. Il pestaggio subìto dai 4 militari non è che il
pavido sfogo di chi crede che per fare funzionare la sua amata
democrazia debbano essere prima eliminati tutti coloro che non si
omologano al pensiero dominante. Più "crazia" che "demos", direi..
Una
vecchia canzone descriveva questi anti-italiani come "un branco di
iene" che ha sempre avuto come simbolo un uomo che muore; evidentemente
non hanno ancora capito che il nostro amor patrio non puó finire mai:
gli uomini passano, ma le idee restano. Onore ai nostri Parà che tutti i
giorni si sacrificano per onorare il Tricolore.
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