mercoledì 20 marzo 2013

Ma che bel mondo di merda che vi siete costruiti...

A Livorno pochi giorni fa 4 paracadutisti sono stati pestati: 30 teppistelli dei centri sociali di sinistra li hanno notati fuori da un locale e li hanno aggrediti. 30 contro 4. Un gesto vile e vigliacco. I militari sono stati colpiti alle spalle -senza alcuna possibilità di difendersi - con l'accusa di essere fascisti. Rieccola la parolina magica: Fascista!
Un po' di anni fa i professionisti della democrazia - gli stessi che peró contemporaneamente riuscivano a vedere nell'URSS e nella Cina "del controllo delle nascite" il Paradiso Terrestre (sic!) - dicevano che "uccidere un Fascista non è un reato". Erano dei sicari di una giustizia comunista fai-da-te. Boia al servizio della monarchia anti-fascista. In nome di questa falsa democrazia persero la vita ragazzi giovani che amavano l'Italia. Meriterebbero di essere ricordati tutti quanti, ma ci limitiamo a ricordare il pisano Vittorio Ferri; ammazzato e linciato quando aveva soltanto 19 anni.
L'odio profondo nei confronti del nemico è stata una costante nella vita politica della nostra Nazione -specialmente nelle fila dei militanti della sinistra extra-parlamentare. Così anche l'aggressione accaduta a Livorno è significativa per descrivere l'atteggiamento di chi crede di dover abbattere il "nemico", invece di confrontarsi. L'attacco subìto dai paracadutisti, oltre ad essere vergognoso e vile, è del tutto e completamente immotivato; infatti i 4 militari sono stati colpiti unicamente perchè appartenenti all'esercito. I militari, secondo i beceri companeros, hanno un'unica grande colpa, quella di rappresentare lo Stato e difenderlo. Cosa c'è di male? Assolutamente nulla, purtroppo i soliti professoroni dell'anti-fascismo (sempre giustificati - o meglio coperti- da politici, giornalisti, intellettuali) hanno fatto dell'anti-nazionalismo il loro cavallo di battaglia. Così noi ci esaltiamo davanti al Tricolore e loro lo bruciano. Noi ci commuoviamo di fronte alla bellezza dell'Italia e loro invece si vergognano delle loro radici e della loro appartenenza. In questo senso l'aggressione vile nei confronti dei militari deve essere letta come un attacco a tutti noi che l'Italia l'amiamo. Il pestaggio subìto dai 4 militari non è che il pavido sfogo di chi crede che per fare funzionare la sua amata democrazia debbano essere prima eliminati tutti coloro che non si omologano al pensiero dominante. Più "crazia" che "demos", direi..
Una vecchia canzone descriveva questi anti-italiani come "un branco di iene" che ha sempre avuto come simbolo un uomo che muore; evidentemente non hanno ancora capito che il nostro amor patrio non puó finire mai: gli uomini passano, ma le idee restano. Onore ai nostri Parà che tutti i giorni si sacrificano per onorare il Tricolore.

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