È fissata per il 20 novembre l’uscita del film Il segreto di Italia del regista Antonello Belluco. Una storia d’amore (la protagonista è Romina Power) ambientata nella campagna veneta nella primavera del 1945, durante la sanguinosa guerra civile che produsse l’orrenda strage di Codevigo di cui si fa fatica ancora oggi a parlare.
Orrore a Codevigo
Codevigo, paesino della Bassa Padovana, visse giornate crudeli: a partire dal 28 aprile i partigiani della 28esima Brigata Garibaldi, comandati da Arrigo Boldrini detto Bulow, uccisero senza processo e dopo crudeli torture uomini e donne dell’esercito della RSI e civili rastrellati e sospettati di simpatie fasciste. Le esecuzioni – 365 gli scomparsi ma poco più di cento i corpi ritrovati – avvennero di notte, spesso sulle sponde del fiume che scorre nei pressi di Codevigo e i cadaveri gettati nelle acque o in fosse comuni. Un odioso crimine di cui si leggeva un tempo solo nei libri del senatore missino Giorgio Pisanò e successivamente ne I giorni di Caino di Antonio Serena (ex senatore leghista).
La maestra Corinna Doardo
Poi un libro di successo come Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa ha rievocato i massacri compiti dai partigiani dopo il 25 aprile 1945 e anche la sorte dei fascisti uccisi a Codevigo tra cui la maestra Corinna Doardo, che fu rapata a zero e portata in giro per le vie del paese prima di essere uccisa. La sottoposero a sevizie tali che il medico accertò che solo un orecchio era rimasto intatto, la fucilarono e abbandonarono il cadavere nudo nel cimitero. Gli avvenimenti di Codevigo sono ricordati ora nel film di Belluco che già denuncia boicottaggi contro di lui.
Le sale rifiutano la proiezione
“Qualcuno – ha detto al Giornale – ha detto che il film è bello aggiungendo però che non lo poteva proiettare perché sono i partigiani a decidere”. Eppure Belluco, che ha ricevuto un contributo dalla Regione Veneto, non vuole essere etichettato come “revisionista”: “Racconto stati d’animo individuali e i sentimenti di una comunità all’interno di fatti terribili realmente accaduti”. Infine, gli è arrivata anche la raccomandata dell’avvocato del figlio di Arrigo Boldrini con la richiesta di visionare il film a tutela, si immagina, della reputazione del comandante Bulow. “Un’assurda limitazione della mia libertà di espressione”, lamenta Belluco.
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