venerdì 31 ottobre 2014

Santo manganello...


di Fabrizio Belloni (EreticaMente.net)
Ricordo uno dei tanti episodi di “Don Camillo”, dell’immenso Guareschi. In una trasferta a Milano, ciascuno sotto mentite spoglie, i due eroi, Don Camillo e Peppone finirono bastonati. Con il contrappasso, però:  Don Camillo fu bastonato dai “neri” , mentre invece Peppone le buscò dai “rossi”. Nemesi storica.
Oggi si sono viste cariche della Polizia contro gli operai.
Cancellati di colpo sessanta anni di storia. La macchina del tempo renziana ed alfaniana ha fatto rivivere Scelba ed il mitico Terzo Celere di Padova, il più duro fra i duri.
Mi sono tornate alla memoria scene di Napoli, quando l’allora ministro dell’Interno Napolitano mandò i suoi uomini a manganellare i disoccupati partenopei.
Deve esserci un diavoletto nascosto ed invisibile fra gli scranni del Governo, che obbliga i rossi (perché sempre trinariciuti sono e restano, comunque cambino il nome) a prendere a botte gli operai. Si ripete la nemesi storica di don Camillo e Peppone.
Sia chiaro che personalmente sto dalla parte degli operai, Mica sono figli di papà, con gli abiti firmati, quelli che vanno in piazza. Sono gente, padri di famiglia, che si sono trovati sulla strada senza lavoro. Poveracci. Come poveracci sono i Poliziotti costretti dalla divisa ad ubbidire. Scontro fra poveri.
Altra cosa sono i black blocks, mascalzoni professionisti prezzolati per creare disordini. Altra cosa sono i “centri sociali”, giovani spaccati, senza voglie né mete, dediti a certi consumi, che odiano tutto ciò che è altro dal disordine, dal vuoto, dal nulla. Contro questi figuri usare il manganello è oggettivamente un atto di misericordia corporale.
Però.
Va bene che al ministero degli Interni c’è una ameba ruggente, tale Alfano, vera pubblicità delle uova pasquali ridanciane. Cioè il nulla. Ma il mio personale diavoletto custode mi sta insinuando nella zucca certe idee…
Non mi tornano i conti. Delle due, una.
O il Governo ha dato ordini severissimi di non turbare la pax germanica, in ossequio all’Angela, oppure ha dato ordini così confusi e elastici da assomigliare ad un piano economico quinquennale della fu Unione Sovietica.
Oppure c’è altro. Cioè la casta sa che di scene come quella di ieri se ne vedranno sempre di più, perché chiuderanno sempre più Aziende, e sempre più grandi.
In altre parole, stanno venendo al pettine i regali della democrazia, della partitocrazia, del servilismo, dell’incapacità.
Annaspa, la casta.
Ciancia di TFR (liquidazione), inventata da Mussolini, che creò, lui sì, lo Stato Sociale: oggi cercano di svuotare la piscina col passa brodo, col setaccio.
E allora cercano di difendersi dalla marea montante di ribellione.
Sia chiaro che gli operai, come i “colletti bianchi” della marcia di Torino, come i contadini (quei pochi rimasti), come gli impiegati privati o pubblici che siano, sono il Popolo. E scontrarsi col Popolo vuol dire perdere. Sempre.
Sia chiaro che le cinture hanno esaurito i buchi da stringere.
Sia chiaro che, come sempre, il Popolo italiano, buono e scanzonato per natura, proprio come i buoni, quando non ce la fa più diventa più feroce di altri. Di prove storiche ne abbiamo a bizzeffe.
Da anni sbraito che si avvicina la stagione dei conti. E che saranno salati. Salatissimi.
Vuoi vedere che è cominciata?
Forza, Gente, che la va a pochi.

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