di Andrea Angelini (Rinascita)
Il lavoro è una
emergenza sociale. Chi no lo ha lo sogna e chi ha la fortuna di averlo
ancora teme di perderlo. Il 25% degli italiani ha paura di ritrovarsi
senza lavoro nei prossimi 6 mesi. Una paura diffusa che si alimenta
dalla percezione che il mercato del lavoro è praticamente fermo e che
non ci sono prospettive di un cambiamento in tempi brevi. L’indagine
congiunta di Confcommercio e Censis non lascia molte speranze. E i primi
tre mesi del 2013 sono stati in tal senso molto indicativi. Il crollo
dell’occupazione è proseguito senza sosta con un conseguente calo dei
consumi delle famiglie. E se un italiano su 4 teme di perdere il lavoro,
vi è un 27% che teme invece una decurtazione dello stipendio. Se non è
zuppa insomma è pan bagnato.
Sono così oltre 11
milioni le famiglie che temono di non riuscire a mantenere l'attuale
tenore di vita, mentre per altre 14 milioni e mezzo è diventato molto
più difficile risparmiare qualcosa e tenerlo di riserva per le evenienze
future.
Si finisce così per
rinunciare a delle spese che erano considerate necessarie come la
ristrutturazione della casa. Anche rinviarle si trasforma in una
necessità. Una percentuale che riguarda il 72,5% delle famiglie. Non ci
sono nemmeno più soldi per comprarsi un mezzo di locomozione (un
problema per il 79% circa del totale) che un tempo, sia per motivi di
necessità che di prestigio, era considerato un investimento necessario.
Per molte famiglie si stanno esaurendo i risparmi in banca e si è
costretti (il 27% lo ha fatto) a ricorrere a piccoli prestiti.
Insomma siamo di
fronte ad un Paese di ex formiche che, senza essersi trasformate in
cicale, non ce la fa più a tirare avanti e che sta inesorabilmente
sprofondando in una povertà di massa nel silenzio complice della
politica in altre faccende affaccendata e che sembra davvero non
rendersi conto della rabbia che sta covando nella maggioranza dei
cittadini. Una rabbia che aspetta soltanto l’occasione buona per
esplodere. E non sarà, ci vuole poco a prevederlo, una esplosione dentro
le urne elettorali. Ma una che, come in Grecia, vedrà la gente affamata
e incavolata nera scendere in piazza per dare l’assalto ai supermercati
e ai Palazzi del potere politico e finanziario.
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