A Sergio Ramelli, nell'anniversario della morte. Lo ricordiamo col suo
sorriso, come molte fotografie ce lo dipingono e come molti amici lo
ricordano. Aveva diciotto anni, ma un commando di sciacalli di
Avanguardia Operaia, in nome dell'antifascismo, lo massacrò sotto casa a
colpi di chiave inglese, spaccandogli il cranio, nella Milano degli
"anni di piombo" dove "uccidere un fascista non è reato". Sergio rimase
in coma per 47 giorni, prima di spegnersi in una fredda stanza di
ospedale, coi ragazzi del Fronte della Gioventù al suo capezzale.
Sergio fu vittima di una violenza cieca, ideologica e feroce. La
violenza dell'antifascismo militante, che lo aveva preso di mira a
scuola, al Liceo Molinari, dove era stato ritenuto "colpevole" di aver
scritto un tema nel quale criticava l'operato delle Brigate Rosse, già
responsabili del duplice omicidio di due militanti missini a Padova,
Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci. Ne seguirono i "processi
politici", le aggressioni verbali e fisiche, le minacce vergate sulle
mura del quartiere. Fino a quando la sua foto non venne recapitata nelle
mani del servizio d'ordine di Avanguardia Operaia, che decise di
passare alle vie di fatto e di eliminarlo utilizzando le chiavi inglesi
Hazet 36, purtroppo assai in voga in quei terribili giorni.
Al suo funerale, partecipato da molti attivisti della destra politica,
si cercò di vietare il corteo funebre, mentre nel consiglio comunale
milanese la notizia della sua morte venne accolta con un applauso
corale, come nel peggiore degli incubi. Qualche anno più tardi venne
scoperto il covo di via Bligny. a Milano, dove fu rinvenuto un vero e
proprio archivio tenuto segreto per decenni dalla sinistra
extraparlamentare milanese, che aveva schedato e colpito decine di
attivisti di destra, magistrati, poliziotti, politici e personalità
ritenute scomode. Il processo per l'omicidio Ramelli si concluse con
condanne ridicole, con pene abbreviate e con assassini rilasciati dopo
pochi anni di carcerazione.
Nel primo anniversario della morte di Sergio, il 29 aprile del 1976,
Prima Linea "festeggiò" con un altro omicidio, quello di Enrico
Pedenovi, consigliere del Msi milanese. Lo ricordiamo, assieme a tutte
le vittime di quella stagione di sangue e di odio.
Mai più infamia, mai più antifascismo.
SERGIO ED ENRICO PRESENTI!
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