venerdì 13 febbraio 2015

Benessere materiale: verità o illusione ?

SOLDI
di ‘Umar A. Frigo
(ildiscrimine.com) – In nome di Dio Misericordioso, Clementissimo.
Un saluto di pace a tutti coloro che leggono,
Ai nostri giorni è evidente che il tanto pubblicizzato ‘progresso economico’ ha… il fiato corto e diverse persone incominciano, finalmente, a porsi delle domande interiori e a cercare altrove il vero benessere dell’uomo. Questa ricerca, o ‘cerca’ come la chiamavano nel Medio Evo, se è fatta con sincerità nel cuore, porta l’uomo a staccare gli occhi dalla terra e a ‘rivolgerli’ verso l’Alto, cioè verso il ‘Benessere Spirituale’ che è la vera ricchezza interiore ed esteriore dell’essere umano.
«Considerate la vostra semenza,
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e conoscenza»
(Dante Alighieri, Divina CommediaInferno, canto XXVI, 116-120)
Come aiuto per mettere “a fuoco” cos’è una Civiltà materiale, per poter cosi risvegliare i cuori e mettersi alla ‘cerca’ di un benessere più veritiero e meno illusorio, vorrei appoggiarmi su queste brevi ma concise riflessioni scritte ancora nel 1927 da un Metafisico francese.

Una Civiltà materiale
Poniamoci tuttavia un momento dal punto di vista di coloro che ripongono il loro ideale nel «benessere» materiale e che, per tal via, si compiacciono di tutti i miglioramenti che il «progresso» moderno ha apportato all’esistenza. Sono essi ben sicuri di non essere degli illusi? Forse che gli uomini sono felici oggi piú di prima per il fatto di disporre di mezzi di comunicazione piú rapidi o di altre cose del genere, e per avere una vita piú agitata e complícata? Proprio il contrario ci sembra vero: lo squilibrio non può esser la base di una vera felicità.
D’altronde, piú un uomo ha bisogni, piú rischia di mancare di qualche cosa e quindi di essere infelice. La civiltà moderna mira a moltiplicare i bisogni artificiali e, come dicevamo poco fa, essa creerà molto piú bisogni di quanto possa soddisfarne, perché, una volta presa questa via, è difficile arrestarvisi, e nemmeno vi è una ragione per arrestarsi ad un dato punto. Gli uomini non potevano soffrire per non avere cose alle quali essi mai avevano pensato; essi invece soffrono di necessità se queste cose vengono a mancare dopo che essi le hanno conosciute, dato che si sono abituati a considerarle come necessarie e che esse son divenute loro veramente necessarie. Onde cercano con ogni mezzo di ottenere quel che può procurar loro tutte le soddisfazioni materiali, le sole e che essi siano capaci di apprezzare. Si tratta soltanto d «guadagnar danaro», essendo il danaro quel che permette di ottenere tali cose, e piú se ne ha, piú se ne desidera, perché si scoprono ininterrottamente bisogni nuovi; e questa passione diviene l’unico scopo della vita.
Donde la concorrenza feroce, che certi «evoluzionisti» hanno innalzata alla dignità di legge scientifica col nome di «lotta per la vita» e la cui conseguenza logica è che i più forti, nel senso più ristrettamente materiale del termine, sono i soli ad aver diritto all’esistenza. Donde anche l’invidia e perfino l’odio di cui sono l’oggetto coloro che posseggono la ricchezza da parte di coloro che ne sono sprovvisti.
Come è possibile che uomini, ai quali sono state predicate le teorie «egualitarie», non si rivoltino constatando d’intorno l’ineguaglianza nella forma per essi più sensibile, perché dell’ordine più grossolano? Se la civiltà moderna un giorno dovesse crollare sotto la spinta degli appetiti disordinati che essa ha inoculati nella massa, bisognerebbe esser ciechi per non vedere, in ciò, il giusto castigo del suo vizio d’origine o, per esprimersi senza fraseologie morali, il «rimbalzo» della sua stessa azione proprio nel dominio in cui essa si è esercitata.
È detto nel Vangelo: «Chi di spada ferisce, di spada perisce»; chi ha scatenato le forze brute della materia perirà schiacciato da queste stesse forze, di cui ha cessato di essere davvero il signore dal momento in cui le ha messe imprudentemente in moto e di cui egli non può nemmeno presumere di frenare indefinamente la marcia fatale. Forze della natura o forze delle masse umane, o le une e le altre insieme, poco importa; son sempre le leggi della materia che qui agiscono e esse travolgono inesorabilmente chi ha creduto di dominarle senza essersi elevato di là dalla materia. L’Evangelo dice in piú: «Ogni casa divisa in sé stessa crollerà». Questo detto si applica a perfezione al mondo moderno, con la sua civilizzazione materiale che, per la sua stessa natura, non può che suscitar dovunque lotte e divisioni. La conclusione è fin troppo facile a trarsi e non occorre passare ad altre considerazioni per predire, senza tema di errore, che questo mondo va incontro ad una fine tragica, a meno che un cambiamento radicale, sviluppantesi fino ad una vera e propria revulsione, non si produca a breve scadenza.
tratto da: René Guénon, La crisi del mondo moderno (Capitolo 7 – Una Civiltà Materiale), scritto nel 1927.
Concludo con questa piccola riflessione, prima di tutto per me stesso: in attesa che avvenga un cambiamento generale esteriore, è sempre possibile iniziare a fare un cambiamento personale interiore dentro di noi, iniziando ad alimentare il nostro cuore con la Spiritualità, o meglio, con lo Spirito (Rûh) che è il suo alimento proprio e che è ciò che ci tiene collegati con Dio.
Ci ricorda Dio l’Altissimo: «Vien reso attraente per la gente l’amore per le passioni (ash-shahawât): le donne, i figli, le gran quantità accumulate d’oro e d’argento, i cavalli scelti, le greggi, le coltivazioni. Questo è godimento della vita terrena (dunyâ) [peritura], e presso Dio v’è eccellente ritorno[miglior rifugio e miglior ricompensa]». (Corano sura 3, vers.14).
E Iddio è il più Sapiente.
Un saluto di pace

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