di Massimiliano Mazzanti (Secolo d'Italia)
A
tanti anni dalla fine della seconda guerra mondiale, Sergio Nesi era
ancora, per il tutti, il Comandante. Non solo nella sua Bologna, che
ancora girava in ”scooter”, quasi fosse un ragazzino, fino a qualche
mese fa, ma in tutti gli ambienti in cui si conservava memoria del suo
passato di indomito combattente agli ordini del principe Junio Valerio
Borghese. Uomo d’azione, dunque, ma anche di penna, raffinata e accorta,
tanto che il suo Decima Flottiglia nostra… non è solo un libro di
ricordi del tempo bellico, ma il testo ufficiale adottato dall’Ufficio
storico della Marina per ciò che riguarda i mezzi d’assalto operanti nel
triennio ’43-’45. Petroniano “doc”, era nato a Corticella, quando
ancora l’attuale quartiere a nord del capoluogo emiliano faceva comune a
parte, il 25 maggio 1918. A 19 anni, entra all’Accademia navale, nel
leggendario corso “Alcione”, e diventa “aspirante guardiamarina” proprio
alla vigilia del grande conflitto. Dopo varie esperienze di comando nel
Nord Adriatico, si trova a Portorose, quando l’Italia viene macchiata
dall’onta dell’8 settembre.
Senza
esitazioni, si schiera con la Repubblica sociale italiana e rientra in
servizio nella X Mas. È in questo frangente, quando assume il Comando
della Base operativa Sud di Fiumicino, che porta a segno una delle sue
imprese più significative, affondando una corvetta nemica a bordo di uno
Sma. Impresa che valse a Nesi la medaglia d’argento al Valor militare.
Catturato al largo di Ancona, dove tentava, nel novembre ’44,
un’ulteriore azione di assalto navale contro le soverchianti forze
nemiche, fu internato in Algeria e poi a Taranto. Mai domo, Nesi non
attese amnistie o liberazioni, fuggendo dal campo e rientrando, dopo
varie traversie, nella sua amata Bologna. Il dopoguerra lo vide
brillante ingegnere del Genio Civile, dove svolse una luminosa carriera
terminata col ruolo di direttore generale.
Alla
professione ministeriale, accompagnò anche la passione di memorialista
militare, con una decina di volumi sulla storia della X Mas e del
principe Borghese tutt’ora apprezzatissimi non solo dai cultori della
materia, ma dagli accademici. Iscritto al Movimento sociale Italiano –
Destra nazionale, pur non avendo mai aspirato a una carriera politica,
non mascherò mai i suoi sentimenti, illustrando con la sua adesione e la
sua presenza costante alle manifestazioni del partito la federazione di
Bologna.
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