lunedì 15 settembre 2014

I mecenati della morte...



di Fabrizio Fiorini (Rinascita.eu)

La cinematografia contemporanea offre al proprio pubblico continuamente delle paradossali sceneggiature: il cannibale che afferma di essere un giustiziere, il bombarolo che reputa di vestire i panni del salvatore dell’umanità, il camorrista che si erge a difensore della giustizia sociale, l’omicida che dice di essere un onesto lavoratore. Dal canto suo la realtà, per ripicca, ci offre George Soros. Il quale, ignaro della vis comica he sottende alle sue boutade, si bea di essere definito “filantropo”. Già, il “filantropo”. Lui e la sua Open Society Foundation, quella che si è distinta, nel corso degli ultimi anni, come fornitrice di dollari e sostegno propagandistico a tutte le imprese guerrafondaie dell’Occidente mondialista; dalle “femen” alle “rivoluzioni colorate”, in un continuo crescendo di spudorato impegno nel foraggiare e finanziare qualunque movimento o istanza che si proponesse, in Europa come altrove, di assecondare le direttive politiche tattiche e strategiche imposte dagli Stati Uniti d’America. Ora, da bravo filantropo e da uomo d’impresa, il nostro allarga il suo terreno d’azione a uno dei principali campi di battaglia in cui si combatte la latente guerra per l’annientamento del Vecchio Continente: l’immigrazione. Guerra all’Europa, dunque? Già: quella guerra che non viene portata avanti solo dalla finanza internazionale, dalle banche custodi della moneta-debito, non solo dalla soldataglia che ci trascina o vorrebbe trascinarci seco nelle guerre d’aggressione contro i nostri stessi interessi nazionali e continentali in Siria, in Libia, in Iraq, in Afghanistan, in Russia. E’ la guerra che viene condotta dagli Usa anche attraverso il tentativo di definitivo annullamento dell’identità europea e tramite la distruzione del lavoro e dell’economia nazionali col grimaldello dell’immigrazione incontrollata, della società multietnica e déraciné. L’immigrazione che vede tra i suoi massimi sostenitori il lucroso indotto ecclesiastico in salsa Caritas, le associazioni degli indistriali a caccia di manodopera a basso costo e zero diritti e – non ultima -  quella sedicente “sinistra” che da decenni funge oramai da quinta colonna delle strutture di potere yankee e che finge di non comprenderne la portata antinazionale, antipopolare e antisociale del fenomeno. L’immigrazione che da oggi ha un alleato in più, quel “mecenate miliardario”, quel George Soros che odia l’Europa e ogni sua affermazione di sovanità. Se qualcuno era a ricerca di conferme, eccolo servito. Il “filantropo”, tra una destabilizzazione e un bonifico alle “pussy riot”, si è comperato Lampedusa. Certo, oggigiorno lo chiamano “protocollo d’intesa”. Come quello che la sua Open Society ha sottoscritto col Comune dell’isola per “contribuire al potenziamento delle capacità esecutive del Comune di Lampedusa, favorendo così la popolazione ed i suoi ospiti”. Supporto logistico all’invasione immigratoria, favoreggiamento di un vergognoso mercato degli schiavi che sta portando al collasso l’economia e il tessuto sociale della nazione. Il tutto celato dietro le solite “belle parole”: la “lotta alle discriminazioni razziali”, la promozione di un “festival delle culture” per promuovere “accoglienza e dialogo”, e altre mielose amenità. Vanno fermati. Ora. A Lampedusa. Sul bagnasciuga. 

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