lunedì 1 settembre 2014

Violenza, odio e disperazione: l’odierno divide et impera...


di Lorenzo Lipparelli (L'Intellettuale Dissidente)

L'obiettivo diviene oggi quanto più primario per il Potere, poiché la situazione, ormai spinta più che mai verso il crollo assoluto, mostra sempre più limpidamente le sue enormi contraddizioni e i suoi schemi costrittivi, e ciò potrebbe causare un primo vero risentimento critico delle masse verso il sistema, ed unirle, quindi, in un unico canale di dissidenza.



Sempre più frequentemente il sistema mediatico, televisione in testa, focalizza l’attenzione sulle drammatiche vicende che affliggono centinaia di famiglie italiane: assassini, suicidi, omicidi. E’ ormai nota la forte influenza che tali mezzi trasmettono al telespettatore passivo e la continua reiterazione a pubblicizzare fatti del genere, induce un forte aumento di paura nei cittadini, che ne rimangono amaramente colpiti, giungendo alla conclusione che “non ci si può fidare di nessuno, nemmeno in famiglia”. Può sembrar di poco conto ma bisogna rammentare che la televisione, essendo mezzo del potere, viene manovrata appunto, per degli scopi, e questi sono costantemente precisi e ben determinati. E quali ne cela tale bombardamento mediatico se non la spinta verso la massima assoluta del sistema? Ossia il divide et impera? La divisione tra tanti crea facoltà di potere tra pochi, e chi ne detiene in grande quantità, non nutre certo volontà comunitarie o di riappacificazione. Nella storia quanti avvenimenti rivoluzionari sono poi terminati in guerra civile?
Ed è proprio questo che fortifica il potere precostituito, lo status quo. La situazione caotica globale; guerre, epidemie, maltempo, crisi economiche, richiama il bisogno di mettere “l’uno contro l’altro” e di concentrare l’attenzione non sul quadro generale (drammatico), ma sul fatto singolo – in questo caso, d’odio e violenza – proprio per alimentare confusione e diffidenza, anche, o meglio addirittura, nella propria famiglia.
Lo sgretolamento di valori solidali e comunitari è da osservare proprio partendo dalla famiglia, e in ciò il diritto (che la definisce come prima “istituzione naturale”) ne rispecchia una larga visione imposta dalla società. Le migliaia di norme che regolano i rapporti tra famigliari e parenti dimostrano l’assolutizzazione dell’individualismo capitalistico: puoi contare solo sulle tue forze, la vita è una continua battaglia. Non è forse quello che dicono molti genitori ai figli, fin da piccoli? Questa è assuefazione. Se già i rapporti personali più intimi, come quelli in una famiglia, vengono assiduamente veicolati da parametri, norme e regole (peraltro spesso molto confuse poichè intrecciate tra loro in una maglia di infiniti cavilli, deleghe, proroghe e deroghe) come si può pretendere di non creare divisioni? Si pensi ad esempio alle “battaglie d’eredità” che sempre più spesso caratterizzano processi civili; ognuno lotta per la propria quota, per il proprio piccolo Capitale, chi per necessita, chi per paura, chi per avarizia. Questi sono esempi che dimostrano il continuo tentativo di rivestire ogni aspetto della società in modo da dividere, quanto più sia possibile, gli attori del gioco.
Dall’altra parte c’è da considerare un ulteriore effetto che viene causato: l’incitamento alla violenza e alla disperazione. Se è vero che se a guerra si risponde guerra questa non terminerà mai è vero pure che se, per fare un esempio, un padre in difficoltà economiche e/o famigliari si vede trasmettere costantemente padri “di buona famiglia” (come se ce ne fossero di “cattive”) che si uccidono e uccidono questo di certo non potrà agevolargli  la situazione, come non la potrà migliorare all’imprenditore che viene bombardato quotidianamente da storie simili alla sua finite in tragedia.
Con il Mass media l’opinione pubblica viene indirizzata, guidata mano per mano, dove più fa comodo al potere, quindi, per esempio, si creano dibattiti su un dato argomento con polveroni confusionari giganteschi che distolgono l’attenzione dal fulcro del problema o magari per nasconderne uno molto più serio: vedi, per esempio, i diritti gay. L’obiettivo diviene oggi quanto più primario per il Potere, poiché la situazione, ormai spinta più che mai verso il crollo assoluto, mostra sempre più limpidamente le sue enormi contraddizioni e i suoi schemi costrittivi, e ciò potrebbe causare un primo vero risentimento critico delle masse verso il sistema, ed unirle, quindi, in un unico canale di dissidenza.
Più ci si avvicina a quel fondo che sembra non avere fine, più le forze di difesa del potere alzano il tiro cercando disperatamente (vedi progetto-Renzi) l’autoconservazione. C’è da porsi una domanda allora – arrivati a tale degenerazione è più sensato combattere per fermare, o contribuire per accelerare?

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