«Nell’Enciclopedia Treccani ci sono voci omofobe che
vanno corrette». Anche il più autorevole punto di riferimento della
cultura italiana è colpito con l’ingiuria più trendy del momento:
“omofobo”- Nel mirino dei talebani del “politicamente corretto”
finiscono alcune voci del Dizionario di Medicina (2010) e
dell’Enciclopedia, disponibili on line al sito internet Treccani. A dare
ampio risalto alla lettera della protesta, il manifesto che ha
pubblicato in prima pagina la lettera sottoscritta da tre laureati, un
dottorando e due ricercatori di diverse università italiane.
Secondo gli autori della lettera, inviata al ministro Massimo Bray e al presidente uscente Giuliano Amato, i termini come “transgender” o “transessuali” c’è «una visione distorta e ideologica della sessualità non eterosessuale». Sotto accusa il termine omosessualità. Tra i termini incriminati ci sono pure “transgender”, “omosessualità”, “lesbismo”, “gender”. In particolare, sotto accusa la parte della voce dove si legge che «l’orientamento eterosessuale è innato (in-naturae), ma può subire cambiamenti o modificazioni a causa di particolari interazioni del soggetto con l’ambiente familiare e sociale, generando un orientamento omosessuale».
Un dato che, secondo gli autori della lettera, non si può scrivere perché si tratterebbe solo di «un espediente per indurre nel lettore una visione negativa del desiderio omosessuale». Sono molte le contestazioni racchiuse nella lettera, come il termine “lesbismo”, che conterrebbe uno schema «maschilista ed eteronormativo». Da qui gli autori della lettera chiedono immediata rettifica alle voci contestate, chiedendo inoltre «riferimenti bibliografici aggiornati e scientificamente autorevoli che, nel caso, saremmo ben lieti/e di suggerire».
Secondo gli autori della lettera, inviata al ministro Massimo Bray e al presidente uscente Giuliano Amato, i termini come “transgender” o “transessuali” c’è «una visione distorta e ideologica della sessualità non eterosessuale». Sotto accusa il termine omosessualità. Tra i termini incriminati ci sono pure “transgender”, “omosessualità”, “lesbismo”, “gender”. In particolare, sotto accusa la parte della voce dove si legge che «l’orientamento eterosessuale è innato (in-naturae), ma può subire cambiamenti o modificazioni a causa di particolari interazioni del soggetto con l’ambiente familiare e sociale, generando un orientamento omosessuale».
Un dato che, secondo gli autori della lettera, non si può scrivere perché si tratterebbe solo di «un espediente per indurre nel lettore una visione negativa del desiderio omosessuale». Sono molte le contestazioni racchiuse nella lettera, come il termine “lesbismo”, che conterrebbe uno schema «maschilista ed eteronormativo». Da qui gli autori della lettera chiedono immediata rettifica alle voci contestate, chiedendo inoltre «riferimenti bibliografici aggiornati e scientificamente autorevoli che, nel caso, saremmo ben lieti/e di suggerire».
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