Redazione Secolo d'Italia
Quattro scritti
inediti di Friedrich Nietzsche sull’invidia sono ora proposti in Italia
dalla casa editrice Elliot con un titolo più esistenziale che
filosofico: Può un invidioso essere felice? (a cura di Alessandra
campo). Scritti fra il 1863 e il 1864, anni in cui Nietzsche termina lo
studio a Pforta e si avvia a quello universitario, questi brevi testi
costituiscono riflessioni che non sono assimilabili né a quelle
autobiografiche, né a quelle filologiche. In essi c’è la possibilità di
rintracciare non solo la fase di maturazione umana e intellettuale del
giovane Nietzsche, ma anche le anticipazioni dei grandi motivi della sua
filosofia successiva. In queste pagine, dunque, gli ultimi retaggi
dell’influenza religiosa familiare lasciano intravedere lo sviluppo
delle sue posizioni anticristiane e rivelano l’attenzione per
l’antichità unita all’interesse per il destino tedesco a cui Nietzsche
era stato formato negli anni trascorsi a Pforta.
La scuola di Pforta
– dove avevano studiato Novalis, Fichte, Friedrich Schlegel e dove
Nietzsche compie gli studi superiori dal 1858 al 1864 – era un
ginnasio-liceo a numero chiuso, di impostazione umanistica. In questa
scuola, rinomata per la serietà dell’insegnamento, si studiava
soprattutto l’antichità classica; qui, a differenza degli altri licei
prussiani, in cui prevalevano ideali clericali e monarchici, si
respirava l’atmosfera dell’Ellade e di Roma: al centro dell’insegnamento
stavano il greco e il latino, oltre che la lingua e la letteraura
tedesca.
Nei suoi scritti
sull’invidia Nietzsche sottolinea come questo sentimento sia un errore
della conoscenza e della natura che conduce l’individuo lontano dalla
vera felicità: «Agli invidiosi la felicità e l’onore appaiono sotto
l’involucro esteriore della ricchezza e dello splendore,
dell’acclamazione pubblica e delle lodi dei giornali… essi non riescono a
vedere il cuore delle cose». Sono le prime intuizioni degli aforismi
che nei testi più noti sulla genesi dei valori e dei controvalori etici
(Geneaologia della morale e Al di là del bene e del male) indurranno il
filosofo di Zarathustra a condannare l’«uomo del risentimento», ad
additare la «morale degli schiavi» come causa prima della decadenza dei
valori europei e ad auspicare il superamento del nichilismo attraverso
la “felicità” dell’oltre-uomo.
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