Nella
sfida feroce che avviene all'interno del palazzo d' Itaca tra Ulisse ed i Proci
maligni, il mitico Omero vede le avvisaglie del vecchio mondo che sta per
cambiare con l'arrivo della democrazia. L'antica società nobile e patriarcale,
tradizionale e guerriera di Laerte e Odisseo soccomberà di fronte ai nuovi ceti
arroganti, mercantili e aguzzini. I discendenti dei Proci, la casta emergente
dei signori liberi e ricchi. Ma non si tratterà affatto del "demos"
trionfante come si favoleggiava in Atene, bensì dell'ascesa al potere di avidi
e biechi oligarchi. La forma oligarchica è la più terribile forma di tirannide,
perché non si basa su nessun principio morale, ma soltanto sulla forza delle
armi, del denaro e della corruzione.
Il
divino Platone accusava la democrazia medesima d'essere il propedeutico sistema
che a posteriori conduce alle dittature. Non tutta la Grecia però, vale a dire
il paese a quel tempo civile, seguirà la stessa strada. Già duemila anni e
passa prima di Marx, il sommo Licurgo in quel di Sparta aveva reso tutti gli
esseri umani uguali di fronte alla legge e riuniti sotto la comunità più
insigne, lo Stato. Oramai da due secoli e più questa organizzazione democratica
ci viene spacciata come il non plus ultra, dopo la vittoria ottenuta dal "terzo
stato" borghese con la rivoluzione industriale e Francese.
Sembrerebbe
che prima d'allora, l' homo non avesse neanche mangiato! Ma nei tempi recenti
sono passati dal definirla il governo del popolo a quello della maggioranza ed
infine or ora sic et simpliciter a quello della
maggioranza relativa. Vale a dire che una minoranza ristretta decide e
comanda sulla sacralità dello ius gentium. Gruppi organizzati di plutocrati,
potenti e corrotti, decidono sul destino dei popoli, i quali quindi sentendosi
esclusi e traditi disertano perfino le urne. Pare che nulla sia cambiato
davvero rispetto a tremila anni addietro. E provateci pure a ribellarvi appena
o protestare contro i demo-padroni, sentirete tosto quel che vi fanno
assaggiare. Turchia docet.
I
libri di storia narrano le malefatte epocali dei massimalisti e degli imperi
del male, ma nessuno ricorda lo sterminio totale compiuto nelle praterie
d'America o nell'Amazzonia ad opera della democrazia più moderna, contro gli
indios nativi del luogo. Un secolo dopo questi "uomini di buona
volontà", sganciano le letali atomiche sopra due inermi città del
Giappone, neppure difese da uno sparuto cannone.
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