di Andrea Perrone - Il Ribelle
Patria, difesa della cultura nazionale e della tradizione magiara
dall’unilateralismo di stampo americano e dall’usura internazionale.
Sono in sintesi i pilastri sui quali si fonda l’intervento tenuto il 26
luglio scorso in Romania dal premier ungherese Viktor Orban al cospetto
dei suoi connazionali, nel corso della 24esima Balvanyos Hungarian
Summer University a Baile Tusnad (Tusnádfürdő).
Dinanzi a un folto gruppo di giovani connazionali il capo del governo
magiaro non ha temuto di esaltare i valori supremi della nazione contro
quelli del danaro e del mondo unipolare che punta a distruggere le
differenze di natura culturale, etnica, politica e linguistica.
Lo stesso premier ha ricordato che questo dominio unipolare era
rappresentato fino alla Prima guerra mondiale dalla Gran Bretagna per
poi incardinarsi, dopo l’epilogo di quel conflitto, sugli Stati Uniti.
Un dominio raggiunto attraverso un passaggio di consegne che ha portato
gli Usa a trasformarsi, con il loro ingresso in guerra contro la
Germania guglielmina, il 6 aprile 1917, da debitore dell’Europa a
creditore della stessa. Una strategia ben precisa, quella di Washington,
nel decidere per l’intervento bellico nonostante la gran parte
dell’opinione pubblica fosse assolutamente contraria.
Fu il presidente americano dell’epoca, Thomas Woodrow Wilson, coadiuvato
da banchieri e società connesse come la J.P. Morgan & Co. a
favorire l’entrata in campo statunitense a fianco degli Alleati per
combattere l’Intesa, e soprattutto quella Germania imperiale di
Guglielmo II che insidiava l’egemonia inglese e americana sul mare e sul
suolo del Vecchio Continente. Gli attacchi tedeschi contro gli Usa
ebbero il loro primo episodio di grandissima risonanza con
l’affondamento, il 7 maggio 1915, della nave passeggeri Lusitania, di
produzione statunitense, che nascondeva nella stiva armi e munizioni
inviate in gran segreto al Regno Unito, come era già avvenuto in
precedenza con altre imbarcazioni e scafi provenienti dagli Usa. Per
tutta risposta Berlino diede ordine ai suoi U-boot per tutto il
conflitto di eliminare qualsiasi nave che raggiungesse la Manica in
direzione della Gran Bretagna proveniente dal mondo americano.
Negli anni Trenta la Commissione statunitense guidata dal senatore
repubblicano del Nord Dakota, Gerald Nye, venne incaricata di
ricostruire gli avvenimenti che portarono all’entrata in guerra degli
Usa, ed evidenziò il ruolo dei fabbricanti di esplosivi e dei banchieri
che erano esposti nei confronti della Gran Bretagna per 2,5 miliardi di
dollari.
Ma torniamo alla realtà contemporanea, riprendendo a narrare
l’interessante e coraggioso discorso del premier magiaro diretto a
condannare lo sfruttamento dei popoli e la distruzione della loro
sovranità nazionale, economica e alimentare. L’attuale unipolarismo di
marca statunitense – ha proseguito infatti il primo ministro di Budapest
– mira a stravolgere ogni aspetto dell’umana realtà favorendo la
diffusione di Organismi geneticamente modificati (Ogm) attraverso le
multinazionali come la Monsanto. Per questo la battaglia del governo
ungherese contro gli Ogm e il divieto assoluto che vengano importati è
una lotta legittima contro i danni provocati alla salute dei compatrioti
da parte di tecnocrati e multinazionali d’Oltreoceano senza scrupoli.
Ma Orban non si è fermato qui e nel suo intervento ha condannato il
piano del mondo unipolare tutto proteso a distruggere non solo le
nazioni e le rispettive Costituzioni, ma il principio stesso che anima
la famiglia, che rappresenta nel contesto nazionale la componente
essenziale e imprescindibile senza la quale non potrebbe esistere l’idea
stessa di patria, la continuità della stirpe e quindi la tradizione
magiara. Il progetto di sudditanza delle nazioni viene imposto
dall’unipolarismo di stampo americano, dai Signori del danaro, dalle
lobby della finanza internazionale, dai tecnocrati e da tutti quei
poteri forti nemici della sovranità nazionale, avvalendosi di strategie e
tecnologie che mirano a modificare radicalmente le leggi della natura e
della stessa società in nome di un presunto “progresso” che rappresenta
invece un’involuzione completa dell’essere umano e della realtà
fenomenica, di cui la natura è una componente imprescindibile.
L’azione dell’usura internazionale allo stesso tempo si estrinseca
creando ulteriori debiti attraverso prestiti particolarmente onerosi,
che finiscono per convogliare le nazioni in un circolo vizioso da cui
non escono se non con un’economia devastata dalla recessione e da una
povertà endemica diffusa in quasi tutte le classi sociali.
Parlando delle comunità ungheresi, il primo ministro ha detto che «allo
stato attuale delle cose» la coesione tra loro «non può essere promossa
su base territoriale, ma attraverso i legami di cittadinanza». In
sostanza, attraverso il principio della nazione e di una comunità di
destino di cui tutti gli appartenenti a una tradizione nazionale si
sentono parte. Ma Orban ha avuto il coraggio di condannare anche gli
attacchi dei banksters nazionali ed internazionali: dalla Banca centrale
magiara – in passato diretta da un avversario dello stesso premier – e
dalle banche straniere coadiuvate dai tecnocrati europei e dagli addetti
del Fondo monetario internazionale, insieme ai colossi delle
telecomunicazioni, che sperano di sottomettere l’Ungheria ai voleri
delle lobby economico-finanziarie per lucrare su giovani e famiglie,
portando il Paese al crack. Il primo ministro ha voluto ricordare di
aver incaricato il ministro dell'Economia nazionale di ripagare il
prestito negoziato dall’Ungheria nel 2008 con il Fmi, la potentissima
istituzione mondialista con sede a Washington, entro la metà di agosto.
In più, ha sottolineato che i fondi necessari sono disponibili poiché i
magiari hanno lavorato duramente per accumulare quel danaro nel corso
degli ultimi tre anni.
Per quanto riguarda il blocco dei Ventotto, Orban ha puntato il dito
contro le istituzioni guidate dagli eurocrati, per come rispondono alle
sfide che riguardano la comunità degli Stati europei, esprimendo la
convinzione che le risposte a questi problemi debbano essere concepite
prima di tutto e assolutamente nel proprio ambito nazionale, per poi
tradursi in accordi a livello generale.
Un modo cortese e indiretto per esprimere la sua contrarietà a qualsiasi
soluzione all’interno dell’Ue imposta dai tecnocrati europei, priva di
una visione che sia rispettosa delle tradizioni dei singoli Stati membri
e delle Costituzioni come quella magiara, più volte attaccata dai
Soloni europei per la sua impostazione legata alla difesa del principio
della nazione e della famiglia. Una visione in netto contrasto con le
scelte dei tecnocrati Ue che si stanno adoperando per creare un
Superstato europeo, totalmente prono agli interessi dei Signori del
danaro e dell’unilateralismo dei gendarmi d’Oltreoceano.
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