di Marco Cedolin (il Corrosivo)
Chiunque
abbia avuto la sventura di vivere in Italia gli ultimi decenni è stato
costretto a sperimentare sulla propria pelle il progressivo
sgretolamento di un paese, smantellato pezzo per pezzo da una classe dirigente interessata unicamente al mantenimento del proprio status quo.
Anno
dopo anno, prima lentamente, poi a ritmo sempre più incalzante, si è
assistito all’annientamento dei diritti dei cittadini, all’eutanasia del
sistema lavoro,
allo smantellamento di un sistema sociale consolidato, alla
precarizzazione di qualsiasi rapporto esistente fra l’essere umano e la
realtà nella quale egli si trova ad interagire....
I risultati di questo lungo percorso a ritroso, imposto agli italiani
attraverso l’uso del bastone e della carota, dovrebbero essere ormai
chiari agli occhi di tutti.
I
giovani si ritrovano oggi nell’impossibilità di costruire un futuro,
sulla falsariga di quanto hanno fatto i loro nonni ed i loro genitori.
Manca qualsiasi prospettiva occupazionale che consenta loro di aspirare
alla creazione di una famiglia e alla realizzazione di una vita
autonoma, e molto spesso una volta terminati gli studi inizia un
calvario composto da occupazioni occasionali mal retribuite,
frustrazione e senso d’impotenza, destinato a protrarsi indefinitamente
nel tempo.
Larga parte degli adulti non vive sicuramente una situazione migliore,
deprivata com’è di tutte quelle sicurezze che avevano contribuito alla
stabilità delle generazioni precedenti. La mancanza della capacità di
costruire un reddito sufficiente per fare fronte alle proprie
responsabilità, il terrore di venire risucchiati insieme alla propria
famiglia nel tunnel della povertà e dell’indigenza, la progressiva
sparizione di qualsiasi punto di riferimento concreto al quale
aggrapparsi, rendono sempre più la vita di troppe persone simile ad un
calvario dal quale non esiste modo di affrancarsi.
Anche gli anziani, ormai giunti nella fase finale della propria
esistenza, si ritrovano a vivere una situazione carica di angoscia.
Determinata in molti casi non solamente dalla necessità di sopravvivere
con una pensione spesso insufficiente a garantire un’esistenza
dignitosa, ma anche dalla frustrazione derivante dal vedere arrancare i
propri figli ed i propri nipoti, all’interno di esistenze precarie,
deprivate di ogni prospettiva. Alla luce di questa situazione
contingente non si può evitare di domandarsi come sia stato possibile
arrivare fino a qui, senza che gli italiani abbiano manifestato durante
il percorso una qualche reazione, senza che abbiano sentito la necessità
di ribellarsi a qualcosa che veniva impropriamente spacciato come
ineluttabile pur non essendolo affatto, senza che diventasse un bisogno
immanente la necessità di dire basta.
“Una
nazione di pecore non può che avere un governo di lupi”, recita una
celebre frase del giornalista americano Edward R Murrow. Non esistono
sicuramente dubbi sulla natura dei lupi che ci hanno condotto dove siamo
adesso, così come è forte la consapevolezza che la scelta suicida di
“farsi pecore” da parte degli italiani sia stata fra tutte quelle
possibili in assoluto la più scellerata.
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