di Alessandro Lauro
Uno degli aspetti
piu’ importanti della logica della decrescita e’ il dono. L’arte del
donare – va detto – non e’ un’esclusiva dei decrescenti, questi l’hanno
intelligentemente presa a prestito dal comune vivere umano che ci
caratterizza tutti.
Solitamente si
pensa al dono come a “qualcosa” da donare e non a caso negli scambi tra
beni autoprodotti noi conosciamo la regola dell’obbligo di donare,
l’obbligo di ricevere e di ridonare il doppio di quello che abbiamo
ricevuto. E’ sicuramente un’ottima pedagogia e anche urgente da
perseguire per non smarrire gli ultimi barlumi di umanita’.
Si’ perche’ l’atto
del donare e’ prima di tutto un atto di umanizzazione importante. E non a
caso la decrescita felice lo ha fatto suo in un contesto dove la
crescita scriteriata ha causato – tra le altre cose – atti di barbarie e
disumanizzazioni a livelli molto profondi.
Ma la logica del
dono va approfondita e non va lasciata solo all’ambito dello scambio
(ambito importante ma non unico) di beni materiali. Se infatti lo
lasciassimo solo in questo frangente resteremmo comunque in superficie e
rischieremmo di sciupare la potenza benefica di tale atto.
Sono convinto
infatti che il dono sia diverso dal “dare”. In quest’ultimo infatti noi
scambiamo beni, oggetti, merci o servizi che presuppongono una vendita,
un prestito uno scambio mercantile. Il Dono invece presuppone la
persona: non si dona cio’ che si ha ma si dona cio’ che si e’, la
propria presenza. In altre parole si dona la propria persona con il
proprio tempo e la propria personalita’ e lo si fa senza attendersi per
forza una reciprocita’. Questo atteggiamento e’ molto importante perche’
l’unico in grado di generare rapporti e rapporti sinceri basati sulla
fiducia nell’altro. E si badi bene che se certamente in una buona
maggioranza dei casi a tali gesti nel tempo si e’ ricompensati con
altrettante azioni benefiche, questo non sempre e’ garantito e anzi suo
prosupposto non deve essere tale garanzia e non sempre deve averne
l’obbiettivo. Se cosi’ non fosse dove andrebbe a nascere la fiducia
nell’altro diverso da me?
C’e’ dunque un
rischio nel donare. Questa infatti e’ un’azione asimettrica e la domanda
che potremmo porci e’: perche’ cio’ avviene? Molte possono essere le
risposte e principalmente credo che cio’ sia possibile perche’ l’uomo e’
capace di bene e’ capace di amore, e lo sa fare in piena liberta’
assumendosene il rischio. In ogni caso anche nell’ipotesi di un donare
non ricambiato o rifiutato, chi ha compiuto tale gesto ha messo in atto
una vera azione eversiva: ha donato senza aspettarsi nulla in cambio. E’
uscito fuori dalle regole delle reciprocita’, dello scambio, del
mercato, innestando un valore positivo che resta tale e spiazza e pone
interrogativi salutari.
Abbiamo detto che
il vero dono e’ quello della propria presenza all’altro attraverso la
parola, gesto, dedizione, cura, presenza; e tutto questo resta
possibile solo quando si decide la prossimità, il farsi vicino
all’altro, il coinvolgersi nella sua vita, il voler assumere una
relazione con l’altro. Tutto questo ci fa intuire quanto il dono cosi’
inteso, faccia nascere la vera relazione e quindi reti autentiche di
relazioni, che se alimentate continuamente dalla logica del donare,
generano a loro volta il circolo di un amore autentico perche’
disinteressato.
Il donare non può
essere sottoposto alla speranza della restituzione, ma interpella le
persone chiamandole a una responsabilita’. Potremmo dire che spira il
legame sociale. L’altro diventa colui del quale si è responsabili, una
persona che, una volta incontrata nella ua concretezza ha diritto di
essere destinataria dell’amore in virtù della prossimità che si è
creata.
Si’, la logica
della decrescita felice – se approfondita – puo’ davvero portare ad una
comune rivoluzione umana, risvegliando in ogni persona la capacita’ di
bene e di amore, che passando attraverso azioni concrete, rende ognuno
di noi un capolavoro fuori fa ogni logica di mercato.
Nessun commento:
Posta un commento