domenica 21 luglio 2013

Se in Alto Adige lo Stato non riesce a difendere “l’italiano”...

tratto da Barbadillo.it



Territori irredenti, minoranze linguistiche e italianità sono temi che hanno, da sempre,  infiammato l’agone politico del Bel Paese.  In Alto Adige il dibattito sull’identità della popolazione è continuamente acceso e, da parte dell’etnia tedesca, portato avanti a colpi di provocazioni e azioni al limite della costituzionalità. In provincia di Bolzano, infatti, recentemente è stato approvato un provvedimento che ha lo scopo di cancellare i toponimi italiani dalle carte geografiche, dando quindi un colpo di accelerazione alla mai nascosta volontà di cancellare il diritto di esistere alla minoranza di lingua italiana.


È un’azione antistorica sulla quale i media “ufficiali” hanno steso un velo di silenzio, così come hanno totalmente ignorato la mozione parlamentare di Fratelli d’Italia, che voleva vincolare il governo Letta a portare avanti un ricorso al Tar contro la provincia di Bolzano, iniziato dal precedente governo. La mozione è stata bocciata dalla Camera e, pare, la motivazione sia da ricercarsi in un accordo pre-elettorale fra PD e SVP (il Partito del Popolo Sud Tirolese, per dirla in italiano), per cui in caso di vittoria il PD si sarebbe speso per rivedere  il ricorso. È passata invece un’altra mozione, più blanda, in cui il governo viene impegnato a sedersi al tavolo delle trattative con la provincia di Bolzano, votata dal neo- arco costituzionale delle larghe intese, incluso l’SVP.


Fratelli d’Italia dal canto suo si dice delusa dalla questione. Secondo Giorgia Meloni, “Il Parlamento si pone giustamente il problema di difendere qualunque minoranza ma non riesce a tutelare la minoranza di lingua italiana in alto Adige. E una nazione che non riesce a difendere i suoi figli, la sua cultura, la sua identità non può definirsi tale”. Dall’altra parte invece gli Schuetzen, i separatisti “sudtirolesi” (per l’etnia di lingua tedesca infatti la zona è Sud Tirolo e non Alto Adige) si dicono delusi dal comportamento dell’SVP, che lascerebbe aperta la porta alle ingerenze romane in “affari che riguardano solo la provincia di Bolzano”.

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