Quattro euro e 25 centesimi per un BigMac?Troppo caro, meglio chiudere
che alzare i prezzi. McDonald's sparisce così dall'Islanda, dove la
crisi economica ha fatto raddoppiare i costi in un anno.
Lunedì i tre ristoranti fast-food dell'isola, gestiti in franchising
dalla Lyst, non alzeranno quindi le saracinesche, e saranno al più
presto riconvertiti per servire piatti locali. «I nostri concorrenti
usano tutti carne e lattuga islandese - ha spiegato Magnus Ogmundsson,
amministratore delegato della Lyst - mentre noi dobbiamo portar qui
tutto in volo, dalla Germania». Il crollo della corona, che è scivolata
dell'80% sull'euro nel 2008 scorso e dell'8,1% quest'anno - malgrado i
controlli sui capitali - ha eroso dunque tutti i margini. «Per
recuperarlo avremmo dovuto aumentare i nostri prezzi del 20%», ha
aggiunto Magnus.
Il BigMac di Reykjavik è già oggi tra i più cari al mondo: 3,50 euro,
come in Italia, un po' meno dei 3,80 euro di Svizzera e Norvegia (e gli
1,10 euro del Sud Africa). Portarlo a 4,25 euro, nel pieno di una crisi
molto acuta, sarebbe stato impensabile.
Gli islandesi dovranno ora fare a meno della "M" gialla su campo rosso.
Bloomberg ha sentito alcuni di loro: «Sono contento», ha detto Pall
Vilhjalmsson, che ha descritto McDonald's come «un simbolo del
colonialismo americano» che ha «terrorizzato la cultura alimentare in
tutto il mondo»; mentre a Hreinn Omar Smarason, la catena di fast-food
mancherà molto. Riaprirà, un giorno? Magnus non ha lasciato spazio a
equivoci: «È molto improbabile», ha ammesso.
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