E’ morta a Roma Anna Mattei, la mamma di Virgilio e Stefano, arsi vivi
nel rogo di Primavalle del 16 aprile 1973. Aveva 82 anni. Invano aveva
atteso che lo Stato italiano restituisse con un atto di giustizia
dignità a quei “cuori neri” che nessuno voleva ricordare, cuori che
erano verdi di speranza, cuori di mamma. Per la famiglia missina lei era
“mamma Mattei”. Lei era l’icona del lutto di una comunità, sempre
fedele per decenni alle sue radici di donna del popolo. Giorgio
Almirante la chiamava sul palco ai congressi e lei riceveva l’omaggio
dei delegati. Non aveva bisogno di parlare. Nessuno ignorava cosa aveva
dovuto sopportare, quale ferita si portava dietro. Nessuno, anche
quelli che nel 1973 erano piccoli, poteva dimenticare l’immagine di lei,
col velo di pizzo, ai funerali dei figli rapiti dalle fiamme
implacabili. E nelle famiglie dei missini quella storia triste diventava
epica del dolore. Tutti, anche i piccini, dovevano sapere che morte era
riservata ai perdenti, ai reduci, a quelli dalla parte sbagliata. Poche
settimane fa è morta Franca Rame, la donna famosa e di successo che non
aveva esitato a difendere gli assassini di Primavalle. Se n’è andata
senza mai nutrire un pensiero, chissà, per quest’altra donna, amica dei
“perdenti” e non di successo ma così forte da sopravvivere a quel rogo
notturno. E dopo Franca Rame se n’è andato anche Ruggero Guarini, tra
gli autori dell’infame libello
Incendio a porte chiuse che
organizzò l’ignobile depistaggio sul delitto, descrivendolo come una
faida interna al mondo dei camerati romani. Nessuno ha mai chiesto scusa
alla famiglia per le infamie dette. Mamma Mattei era uscita dal cono
d’ombra della memoria ghettizzata quando l’ex sindaco Veltroni aveva
patrocinato l’incontro tra il figlio Giampaolo e la madre di Valerio
Verbano. Far incontrare le vittime. Favorire la memoria pacificata. Un
dolore simile, un’unica sete di giustizia mai arrivata. Anna Mattei non
si era tirata indietro pur rifiutando l’intitolazione di una strada a
Stefano e Virgilio per timore di speculazioni politiche. I martiri non
vanno strumentalizzati, diceva la famiglia, soprattutto da quando la
destra non era più quella degli anni Settanta, quella di Almirante,
quella degli eroici furori degli esuli in patria. Negli anni l’odio, se
mai c’è stato, era sfumato via lasciando ai ricordi il compito tenero di
far sopravvivere gli affetti. Di recente il figlio Giampaolo in
un’intervista al
Corriere ha raccontato di come tutta la
famiglia si impegnasse per non far mai vedere alla madre la foto simbolo
del rogo di Primavalle: il volto di Virgilio sfigurato dal rogo, mentre
il fratellino si attaccava alle sue gambe. Nei ritagli di giornale
conservati a casa Mattei e che parlavano dell’eccidio c’era un buco al
posto della fotografia, perché quell’immagine le fosse risparmiata,
perché lei non la doveva rivedere. Doveva, voleva, ricordarseli vivi e
sorridenti. Oggi quella che un tempo è stata la sua “grande” famiglia,
anche se dispersa e disorientata, torna a salutarla con immutato
affetto, sa che non dimenticherà i suoi figli martiri, sa che non
dimenticherà la sua lezione di dignità. (La camera ardente di Anna
Mattei è alla clinica Villa Claudia in via Flaminia 280. I funerali
saranno celebrati venerdì alle 10 alla parrocchia di Santa Croce in via
Guido Reni).
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