mercoledì 22 maggio 2013

Dominique Venner: suicida contro una civiltà in declino...

Oggi è un bel giorno, a prescindere da tutto e da tutti. Un fratello ritorna nella ciurma e il suo tempo non sarà più scandito dall'ora d'aria e dal passo pesante della guardia. Poterlo riabbracciare è un'emozione che testimonia la forza di quel legame di sangue che tiene unita una Comunità nel profondo. E poi, si sa, certa gente resta libera anche dentro una gabbia. Bentornato Pippo.  Venner, 78 anni, ex membro dell’Oas, si è sparato davanti all’altare di Notre Dame, in un gesto teatrale e simbolico che certamente scuoterà le coscienze. Di seguito riportiamo la sua lettera, scritta prima di togliersi la vita…
 L'ultima lettera di Dominique Venner
Sono sano di spirito e di corpo e sono innamorato di mia moglie e dei miei figli. Amo la vita e non attendo nulla oltre di essa, se non il perpetrarsi della mia razza e del mio spirito. Cionondimeno, al crepuscolo di questa vita, di fronte agli immensi pericoli per la mia patria francese ed europea, sento il dovere di agire finché ne ho la forza; ritengo necessario sacrificarmi per rompere la letargia che ci sopraffà.
Offro quel che rimane della mia vita con un intento di protesta e di fondazione. Scelgo un luogo altamente simbolico, la cattedrale di Notre Dame de Paris che rispetto ed ammiro, che fu edificata dal genio dei miei antenati su dei luoghi di culto più antichi che richiamano le nostre origini immemoriali.
Mentre tanti uomini si fanno schiavi della loro vita, il mio gesto incarna un'etica della volontà. Mi do la morte per risvegliare le coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell'anima e contro gli invasivi desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari e in particolare la famiglia, nucleo intimo della nostra civiltà millenaria. Così come difendo l'identità di tutti i popoli presso di loro, mi ribello al contempo contro il crimine che mira al rimpiazzo delle nostre popolazioni.
Essendo impossibile liberare il discorso dominante dalle sue ambiguità tossiche, spetta agli Europei trarre le conseguenze. Non possedendo noi una religione identitaria alla quale ancorarci, abbiamo in condivisione, fin da Omero, una nostra propria memoria, deposito di tutti i valori sui quali rifondare la nostra futura rinascita in rottura con la metafisica dell'illimitato, sorgente nefasta di tutte le derive moderne.
Domando anticipatamente perdono a tutti coloro che la mia morte farà soffrire, innanzitutto a mia moglie, ai miei figli e ai miei nipoti, così come ai miei amici fedeli. Ma, una volta svanito lo choc del dolore, non dubito che gli uni e gli altri comprenderanno il senso del mio gesto e che trascenderanno la loro pena nella fierezza.
Spero che si organizzino per durare. Troveranno nei miei scritti recenti la prefigurazione e la spiegazione del mio gesto.

Dominique Venner

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