Oggi è un bel giorno, a
prescindere da tutto e da tutti. Un fratello ritorna nella ciurma e il suo
tempo non sarà più scandito dall'ora d'aria e dal passo pesante della guardia.
Poterlo riabbracciare è un'emozione che testimonia la forza di quel legame di sangue
che tiene unita una Comunità nel profondo. E poi, si sa, certa gente resta
libera anche dentro una gabbia. Bentornato Pippo. Venner, 78 anni, ex membro dell’Oas, si è
sparato davanti all’altare di Notre Dame, in un gesto teatrale e simbolico che
certamente scuoterà le coscienze. Di seguito riportiamo la sua lettera, scritta
prima di togliersi la vita…
L'ultima lettera di Dominique
Venner
Sono
sano di spirito e di corpo e sono innamorato di mia moglie e dei miei figli.
Amo la vita e non attendo nulla oltre di essa, se non il perpetrarsi della mia
razza e del mio spirito. Cionondimeno, al crepuscolo di questa vita, di fronte
agli immensi pericoli per la mia patria francese ed europea, sento il dovere di
agire finché ne ho la forza; ritengo necessario sacrificarmi per rompere la
letargia che ci sopraffà.
Offro
quel che rimane della mia vita con un intento di protesta e di fondazione.
Scelgo un luogo altamente simbolico, la cattedrale di Notre Dame de Paris che
rispetto ed ammiro, che fu edificata dal genio dei miei antenati su dei luoghi
di culto più antichi che richiamano le nostre origini immemoriali.
Mentre
tanti uomini si fanno schiavi della loro vita, il mio gesto incarna un'etica
della volontà. Mi do la morte per risvegliare le coscienze addormentate.
Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell'anima e contro gli
invasivi desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari e
in particolare la famiglia, nucleo intimo della nostra civiltà millenaria. Così
come difendo l'identità di tutti i popoli presso di loro, mi ribello al
contempo contro il crimine che mira al rimpiazzo delle nostre popolazioni.
Essendo
impossibile liberare il discorso dominante dalle sue ambiguità tossiche, spetta
agli Europei trarre le conseguenze. Non possedendo noi una religione
identitaria alla quale ancorarci, abbiamo in condivisione, fin da Omero, una
nostra propria memoria, deposito di tutti i valori sui quali rifondare la
nostra futura rinascita in rottura con la metafisica dell'illimitato, sorgente
nefasta di tutte le derive moderne.
Domando
anticipatamente perdono a tutti coloro che la mia morte farà soffrire,
innanzitutto a mia moglie, ai miei figli e ai miei nipoti, così come ai miei
amici fedeli. Ma, una volta svanito lo choc del dolore, non dubito che gli uni
e gli altri comprenderanno il senso del mio gesto e che trascenderanno la loro
pena nella fierezza.
Spero
che si organizzino per durare. Troveranno nei miei scritti recenti la
prefigurazione e la spiegazione del mio gesto.
Dominique Venner
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