di Serena Mangino
C’era una volta
un’allodola che era stata rinchiusa da un uomo in una piccola gabbia, e
soffrendo per la perdita della sua libertà non cantava più a
squarciagola. L’uomo che aveva compiuto tale atrocità, esigeva che
l’allodola facesse ciò che lui desiderava: cantare più forte che poteva,
obbedire alla sua volontà, cambiare la sua natura per soddisfare il suo
piacere. L’allodola si rifiutò. L’uomo allora si arrabbiò e diventò
violento, prima cominciò a far pressioni su di essa affinchè cantasse,
poi non ottenendo alcun risultato, ricorse a mezzi più drastici: coprì
la gabbia con un telo nero, privando l’uccello della luce del sole. Le
fece patire la fame e la lasciò marcire in una sporca gabbia, eppure lei
si rifiutò ancora di obbedirgli. Alla fine l’uomo la uccise. Ma
l’allodola possedeva uno spirito, lo spirito di libertà e di resistenza,
desiderava ardentemente essere libera e morì prima di essere costretta
ad adeguarsi alla volontà del tiranno che aveva cercato di cambiarla con
la tortura e la segregazione.
C’era una volta un
giovane cattolico irlandese, Bobby Sands, che aveva qualcosa in comune
con quell’uccello, con la sua tortura, prigionia e morte. Era solo un
ragazzo quando, come l’allodola, decise di lottare a costo della vita,
contro l’”uomo” malvagio che stava torturando la sua Irlanda: l’invasore
inglese.
Nato a Rathcoole
nel 1954, quartiere a nord di Belfast, nell’Ulster, Bobby è cresciuto
vivendo in una città presidiata dall’esercito britannico, dilaniata dal
conflitto tra cattolici e protestanti. Una vita normale la sua finchè,
fu costretto, a soli 10 anni insieme alla sua famiglia, a lasciare la
loro casa di Abbots Cross a causa della loro fede cattolica.Era solo
l’inizo, da li in poi la vita di quel tranquillo ragazzo di Belfast
cominciò a cambiare. Furono anni, i ’60 e ’70, che videro la nascita di
un vero e proprio ‘apartheid’ verso i cattolici ad opera dei Brits, una
tragedia troppo a lungo ignorata da un’Europa sempre più distratta. Il
trasferimento coatto, la repressione, la violenza nelle strade da parte
dei soldati inglesi, le minacce ed intimidazioni anche sul posto di
lavoro, lo fecero diventare un soldato repubblicano dell’I.R.A., l’Irish
Republican Army.
“A 18 anni e mezzo
entrai a far parte dei Provos e andai ad affrontare la potenza di un
impero”. In nome della sua causa indipendentista, e per aver affidato il
suo cuore a quella maledetta guerra, Bobby conobbe subito l’incubo del
carcere, venne arrestato e rinchiuso in una cella di Long Kesh.
“Hanno rinchiuso il
mio corpo, ma non le mie parole e nemmeno la speranza del futuro, hanno
rinchiuso solo un Bobby Sands, ma altri ce ne sono in Irlanda”. Tra
botte, torture, minacce e violenze divenne il leader dei famosi H-Blocks
di Long Kesh, dove riuscì a tener accesa la fiamma della ribellione
anche dei suoi compagni di lotta e dove trascorse gli ultimi 4 anni e
mezzo prima di lasciarsi morire di fame, una fame di libertà e
giustizia.Anni bui e freddi trascorsi nei lager che Bobby racconta nel
suo diario, scritto di nascosto su carta igienica e fatto
uscire clandestinamente dalla prigione, dove l’unico fascio di luce che
lo riscaldava era la voglia di libertà per se e per il popolo irlandese.
Al quarantesimo
giorno di sciopero della fame, Bobby riuscì anche a farsi eleggere
deputato del Parlamento di Westminster. Fu il primo deputato nella
storia ad essere eletto mentre scontava una pena, pur essendo innocente,
e mentre si stava lasciando morire. Infatti smise di lottare a causa
della malattia dovuta all’inedia, che dopo 60 giorni di sciopero della
fame, lo portò alla morte il 5 maggio 1981. Avevano distrutto il suo
corpo, ma non erano riusciti ad uccidere il suo spirito, che continuava a
vivere in chi ogni giorno proseguiva la lotta per la libertà e
l’autodeterminazione dell’Irlanda.
“Se non riescono a
distruggere il desiderio di libertà non possono stroncarti. Non mi
stroncheranno perchè il desiderio di libertà e la libertà del popolo
irlandese sono nel mio cuore. Verrà il giorno in cui tutto il popolo
irlandese avrà il desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere
la luna.” Ta Bobby bàs: Bobby è morto, ed è morto sognando il giorno in
cui il popolo irlandese avrebbe visto sorgere la luna, è morto perchè
altri potessero vivere meglio, ed è morto come un figlio
dell’Europa,rimasto senza voce.“Mio fratello non è morto per vedere la
nostra gente restare sotto l’occupazione inglese per sempre”, sono le
tristi parole della sorella Marcella, secondo la quale Bobby piangerebbe
se sapesse che la bandiera britannica sventola ancora oggi nell’Ulster.
A pochi giorni
dalla morte scrisse nel suo diario: “Ho scelto di morire per poter
sopravvivere, ma non ho niente di cui pentirmi. Ho scelto di percorrere
la strada più tortuosa che porta a Dio…e se qualcuno sentisse parlare di
un tale Bobby Sands, ricordi che è solo uno dei tanti che ha lottato
per la sua terra, la sua gente, il suo Dio in quell’inferno chiamato
Nord, Nord Irlanda”.
Una cosa è certa, Bobby ora è libero, è nel cielo d’ Irlanda e dorme tra le stelle!
Ricordiamo
ai lettori, non senza orgoglio, che grazie ad una proposta di Casaggì,
portata avanti da Francesco Torselli e approvata dal consiglio comunale
fiorentino, la nostra città avrà una strada intitolata a Bobby Sands. Un
piccolo passo per ricordarne l'esempio e il sacrificio.
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